Sangio Panza, quando conta la sostanza

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D’accordo, se siete tra quei puristi che non sopportano che il vino si presenti un po’ intorbidito e che al naso si colga un pelino di volatile, questa bottiglia non fa per voi. A me sinceramente del colore interessa poco e neppure mi disturba la volatile, quand’è molto, ma molto contenuta, come in questo caso. Bado al resto, e il resto è buono.

Trattasi di un rosso “naturale”, il Sangio Panza, fatto col sangiovese da una cooperativa a San Casciano in Val di Pesa, Toscana. Leggo che la cooperativa nacque a fine anni Settanta da un gruppo di giovani che presero in comodato delle terre espropriate. Cominciarono col rendere di nuovo coltivabili i campi a cereali, poi allevarono capre e col loro latte presero a fare formaggi e cereali, quindi vennero introdotte le api e qualche vacca e maiale e infine arrivò la vigna. “Da allora dei fondatori non ne è rimasto nessuno, di vecchi soci entrati negli anni Ottanta ce ne sono due. Gli altri sono tutti più giovani”, dice il sito.

Il vino che ho assaggiato (era un tasting di VinNatur) si presentava rubino un po’ opaco e, dicevo sopra, la leggerissima volatile non mi dava alcun imbarazzo e anzi, come spesso accade, elevava la vena agrumata, la buccia di arancia candita. Poi terra rossa, ruggine, tracce ematiche. Bocca solida ma non pesante, tannino giovane ma potenzialmente molto fine. Fiori, fruttino, erbe alpestri. Lunghezza notevole. Se la bocca assumerà l’eleganza che mi attendo (e credo che lo farà), questo è destinato a diventare un vino da non perdere, e dunque azzardo una scommessa in suo favore.

Ah, bella anche l’etichetta, ironicamente intestata a un Domaine de Coccirotti, in stile francese.

Sangiovese Toscano Sangio Panza 2015 La Ginestra
(90/100)

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