Prosexit?

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L’avevo scritto il 7 giugno, sollevando dubbi sulla tenute dell’export del vino italiano nel Regno Unito in caso di vittoria della Brexit al referendum. Ora l’esito è noto, il Regno Unito è fuori dall’Unione europea, e le Borse sono impazzite, come era (purtroppo) facile aspettarsi. La sterlina scende, e di brutto. Il dubbio si fa ancora più pesante, adesso: ce la faremo a vendere ancora vino agli inglese, se i prezzi, per effetto della svalutazione della starlina, saliranno automaticamente magari del 20%.
Io ho forti dubbi che ce la faremo. Del resto, lo diceva proprio ieri, in un’intervista sull’Independent, Rowan Gormley, amministratore delegato della Majestic Wine, uno dei maggiori importatori britannici di vino: se la Brexit accadesse e se la conseguenza fosse una forte e durevole caduta del valore della sterlina, col tempo tutti i prodotti importati crescerebbe in termini di costo e il vino non farebbe eccezione. Credo che questo sia lo scenario che abbiamo concretamente davanti, e questo vuol dire che rischiamo di vendere meno vino agl’inglesi, perché avranno meno potere di spesa. Mi pare ovvio. Purtroppo.
A patirne le conseguenze maggiori potrebbe essere il più recente e più importante fenomeno di vendita nel campo del vino in Inghilterra, ossia il Prosecco. Guardate, il Regno Unito rappresenta il 34% dell’export del Prosecco. Il che vuol dire che i prosecchisti vendono ai britannici, grosso modo, qualcosa come 80-85 milioni di bottiglie l’anno. Se le potranno ancora permettere quelle bottiglie, di qui in avanti, gli inglesi?
Affari del Prosecco? No, affari di tutti quelli che fanno vino in Italia, perché se andasse in difficoltà la locomotiva dell’export vinicolo italiano, ossia proprio il Prosecco, l’effetto domino sulle altre tipologie potrebbe essere pesante, e molto. In caso di Prosexit ci sarebbe da sudare freddo. Per tutti.

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