Quand’è buono, il Prosecco ha una leggerezza ineffabile. Intendo che la sua indole leggera è veramente inesprimibile, indescrivibile, e dunque unica, e forse anche in questo sta la spiegazione del suo successo planetario. Il Prosecco Rosé migliore è un passo oltre, perché unisce alla levità della glera il velluto che proviene da un tocco di pinot nero, assumendo una doppia sembianza, quella della giocosità e insieme anche quella di una sua particolare serietà, che in fondo sono la stessa cosa. Per provare a farmi capire, voglio evocare il ricordo di quanto siano seri i bambini quando giocano. Ecco, il Prosecco Rosé è esattamente così, o almeno questa è l’immagine che mi ha offerto il Prosecco Rosé di Bellenda, che ho trovato, appunto, giocosamente serio, e dunque seriamente irresistibile. Niente smancerie, solo una leggerezza avvolgente, e so che bene che sto dando una definizione che pare un ossimoro. Ma a volte gli ossimori spiegano le cose molto meglio delle argomentazioni rigorose e razionaliste. Sì, lo ammetto, c’è qualcosa di irrazionale nel piacere che mi ha dato bere questo vino, e in fondo non esiste e non ci può essere una spiegazione razionale al piacere. Il piacere è piacere, ed è del tutto personale. So invece che lo riberrò alla prima occasione, questo vino.
Prosecco Rosé Brut Millesimato 2020 Bellenda
(90/100)