I numeri del vino e le dinamiche del mercato negli Usa

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Anche ad agosto si continuano a sfornare analisi sui mega-dati di vendita al fine di trarne elementi utili ad indirizzare le strategie di vendita nei vari Paesi. Wine by Numbers (prodotto dalla Unione Italiana Vini) è una delle fonti più utili per chi abbia voglia di immergersi nei numeri di chi consuma e di chi produce. Mike Veseth dal suo blog The Wine Economist ha commentato gli ultimi dati dalla parte di “Chi acquista”. Veseth ha integrato anche un altro report di Nielsen, che prende in esame le vendite negli Usa del canale off-premise, nel periodo aprile 2016 – aprile 2017.

Una delle cose più interessanti della ricerca, sta nel distinguere tra ciò che è “big” e ciò che è “hot”. Un prodotto big è importante in termini di volume venduto, ma può non essere hot, perché il suo tasso di crescita è negativo negli ultimi 12 o 24 mesi. Le cose possono coincidere, ma anche no.

Le vendite globali negli Usa secondo Nielsen sono salite del 3,5%, con un accelerazione nelle ultime settimane prese in considerazione. Non tutte le fasce di costo hanno avuto un comportamento simile. Il grosso delle vendite si è registrato nel segmento compreso tra 3 e 5,99 dollari (capito, produttori?), seguito da quello tra 9 e 11,99 dollari. Quello che sta in mezzo soffre e regredisce. I vini più hot, quelli che crescono più velocemente, si trovano tra 15 e 19,99 dollari, aumentati di oltre il 10%. Ma quasi allo stesso ritmo crescono quelli dal costo superiore a 20 dollari.

Andando a guardare le importazioni, l’Italia resta di gran lunga il principale fornitore, con una crescita superiore alla media del settore. A seguire Australia, Nuova Zelanda, Argentina e Francia. Tra queste la Francia si dimostra la più dinamica, con un aumento del 15% nei 12 mesi. L’Australia non cresce, mentre invece Argentina, Cile, Germania e Sudafrica sono in negativo.

I consumatori americani rimangono fedeli al loro brand preferito. Nelle loro scelte guardano poi il prezzo e di quale varietà di uva si parla in etichetta. Lo chardonnay è la varietà preferita, ma cresce meno rispetto alla concorrenza. Segue a ruota il cabernet sauvignon, che si prevede sarà la principale uva nel prossimo futuro. La varietà più hot è però il sauvignon blanc, che cresce quasi di un 11%. In aumento anche pinot grigio e pinot nero. Stagnano o indietreggiano merlot, syrah, malbec, riesling, zinfandel.

Come già segnalato, il settore che imprevedibilmente sta esplodendo è quello dei “red blends”. Si tratta di vini frutto di assemblaggi fantasiosi, e che si basano più sulla forza del marchio e del relativo marketing, che sulla loro appartenenza ad un territorio. Questi stanno crescendo ad un ritmo doppio rispetto alla media del mercato. Ancora più veloce la progressione dei “sweet red blends”, vini rossi più o meno dolci. Il loro tasso di crescita è triplo della media.

Qualcuno avrà notato che manca l’informazione sui rosati. Eccola qui servita. E non è una sorpresa. Si tratta di un vero e proprio fenomeno. I rosé da 8 dollari in su sono cresciuti del 62%, ma addirittura di quasi un 85% nell’ultimo mese di rilevazione. Questo dimostra che il rosé si sta schiodando dalla definizione di vino estivo da piscina, per entrare nel girone dei vini di alta gastronomia.