È nato un gin nel Chianti ed è un gran gin

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L’ultima cosa che mi sarei aspettato di bere a casa di un produttore di Chianti Classico è un gin fatto nel Chianti Classico con le erbe e le piante (pardon, i botanical, ché quando si parla di gin si deve usare questo termine) del territorio del Chianti Classico. Eppure è accaduto, e devo dire che si tratta anche di un gin che a mio avviso si colloca ai piani alti della graduatoria del gin italiano.

L’incontro è avvenuto a Vinitaly, allo stand di Rocca delle Macie. Andrea Zingarelli, figlio del patron della Rocca, Sergio (che è anche il presidente del Consorzio di tutela del Chianti Classico), mi si dice abbia una passionaccia per il bere miscelato, e dunque insieme Paolo Cesareo, titolare del Tapas Bar I Parolai a Siena, ha ideato e cominciato a produrre un gin, il Senensis (che è anche il nome della società, che ha sede alla Rocca), un London Dry Gin from Chianti Botanicals, come dice l’etichetta. Un gin insomma che prende i profumi solo da essenze del Chianti, e dunque prima di tutto il sangiovese, inteso come vitigno, di cui si usano i fiori e le foglie, e poi altre foglie, quelle dell’olivo, che sono amaricanti, e ancora la verbena, la salvia, il dragoncello, che punta al piccantino, il rosmarino e ovviamente il ginepro, quello che vien su selvatico nei boschi di Castellina in Chianti.

Ordunque, i botanical li ho voluti conoscere solo dopo l’assaggio, ma che ci fossero il fiore della vigna e la foglia dell’oliva appariva chiaro con immediatezza, anche in virtù di una presenza del ginepro per nulla invadente, che dunque lascia spazio agli altri profumi, e devo dire che averli percepiti, seppure gentili, mi ha da subito quasi disorientato (ma positivamente), giacché non sono per niente usuali (anzi, sono del tutto inusuali) in un gin. Anche la salvia e la vena agrumata (e questa viene dalla verbena) sono ben percepibili e anch’esse in bell’equilibrio.

Semmai, mi è sembrata un po’ in rilievo la percezione alcolica, ma quest’è probabilmente anche dovuto alla spinta del dragoncello, che accentua la pepatura, il pizzicore sulla lingua insomma. Ne ho discusso con Paolo e mi ha infatti confermato che nella seconda edizione del Senensis quest’aspetto è stato ritarato, e dunque non vedo l’ora di riprovarlo.

Perché, credetemi, e lo ripeto, questo per me è di già uno dei migliori gin che si facciano in Italia, in assoluto, e per quel che riguarda il lato olfattivo ha un’eleganza di gran classe, rara da trovare, non solo qui da noi. La messa a punto del carattere con cui si presenta al palato “rischia” di mandarlo in orbita, davvero.

Gran bell’esordio, gran bell’esordio davvero.

Senensis London Dry Gin from Chianti Botanicals
(89/100)

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