La stella Michelin, la gioia e la malinconia

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Me lo chiedevo da un paio di anni il perché quelli della guida Michelin non si fossero ancora accorti che a Bardolino, al ristorante La Veranda del Color Hotel, c’era un giovane chef di valore assoluto come Enzo Ninivaggi. Ebbene, adesso se ne sono accorti, e la cucina di Enzo ha meritato la stella della guida rossa.
Enzo è una gran bella persona. Pugliese di origine, ha macinato tante esperienze in giro per le cucine del mondo e da una manciata di anni è approdato in riva al “mio” lago di Garda. Col tempo abbiamo fatto amicizia, complice Susy Tezzon del Giardino delle Esperidi. Qualche volta è venuto anche a mangiare a casa mia con la moglie Imma e con gli amici. È un ragazzo d’oro, di una semplicità e di una disponibilità che spesse volte ho trovato perfino disarmanti, l’esatto opposto del cuoco star che va (troppo) di moda nei salotti televisivi.
Il fatto che abbia visto premiato il suo lavoro mi fa tanto, tanto piacere. E però questa stella che arriva mi mette addosso anche un sacco di malinconia. Perché Enzo Ninivaggi non sarà più alla Veranda. La sua esperienza a Bardolino si è conclusa. Andrà in Australia, a Brisbane, a cominciare una nuova avventura ristorativa. Sono sicuro che sarà un successo, ma sarà lontano. Mi domando allora perché non sappiamo volare, qui dalle mie parti, perché facciamo così tanta fatica a trattenere e valorizzare i talenti. O meglio, mi chiedo perché oggi l’Italia tutta non sappia (o non voglia) più riconoscere il valore delle persone.
Mi domando tante cose. Però ho almeno un elemento di conforto. Sono certo che là in Australia Enzo saprà far apprezzare la nostra genialità, che si rappresenta anche sulle tavole, nei piatti, nel buon vivere. Saprà farlo come regalo a noi tutti. Anche se non ce lo meritiamo.