Il Lugana e la sua longevità

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Oggi dire che il Lugana è un bianco longevo non fa quasi neppure più notizia fra gli addetti ai lavori. Magari, ecco, chi invece ha meno dimestichezza con i vini bianchi italiani capaci di reggere il tempo potrà stupirsene, e io sottolineo che è uno stupore che vale la pena provare. Sta di fatto che quando cominciai a dire e scrivere – e son passati tanti anni, ormai, segno che sono invecchiato anch’io – che il Lugana sapeva farsi passare addosso il tempo con nonchalance, ed anzi crescere alla distanza, eravamo davvero in pochi a crederci. Forse sono stato il primo, o tra i primissimi, in contemporanea con il maestro Gino Veronelli, che firmò la prefazione d’un mio volume sul bianco delle argille luganiste.
Qualche giorno fa la conferma della capacità del Lugana non solo di tenere gli anni, ma anzi di farsene forte e d’evolvere verso un’austerità che non mostra invece nella prorompente fase giovanile, l’ho avuta bevendo il Superiore del 2001 di Selva Capuzza. Sissignori, un bianco di Lugana del 2001 in grandissimo spolvero, con la traccia acida nervosissima e con quei toni d’idrocarburi che mi fanno pensare al felice connubio fra il trebbiano luganista e le sue argille del tratto meridionale del “mio” lago di Garda.
Bel vino davvero.
Ah, quasi dimenticavo: grand’annata il 2001 in Lugana, non come il ’96, ma quasi.
Lugana Superiore 2001 Selva Capuzza
Tre lieti faccini 🙂 🙂 🙂