Il desiderio si nutre d’attesa

cassetta

Stavo cercando un cd e mi è passata per le mani una cassetta, di quelle scopiazzate premendo il tasto Rec e con la copertina scritta a mano. Ho sorriso. Ricordo bene il giorno che l’abbiamo realizzata, a casa del mio amico Marco, a Vinci. Lui ne sapeva anche di musica, io ero una schiappa. Allora si ascoltavano le canzoni, poi si copiavano le cassette e con la pazienza di un certosino si scrivevano i titoli in mezzo a quelle righe corte corte e strette strette. Ho ancora lo stereo portatile che avevo ai tempi del liceo perciò posso ascoltarla. Non ho potuto fare a meno di pensare al tempo, alla lentezza, soprattutto, e alla capacità di aspettare che dava alle cose un valore in più poiché il desiderio si nutriva dell’attesa. Quando lo stereo “si mangiava” la cassetta, saltava fuori la classica penna bic e si riavvolgeva il nastro – piaaaano pianiiino – per salvare un ricordo, una canzone, una storia d’amore. La tecnologia oggi è al nostro servizio ma la stiamo usando nel modo sbagliato, mi sa.