Fanno vino anche nel Belgio, ed è piuttosto buono

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Forse c’entra il riscaldamento globale. Anzi, credo che c’entri parecchio col fatto che la viticoltura si sta spostando sempre più a nord. In Belgio, per esempio, lo scenario vitivinicolo pare che sia piuttosto esuberante, con il continuo nascere di nuove piccole realtà, stando a quanto ho letto qui e là. Solo che andare fin lassù per vedere vigneti non è un progetto facilissimo da attuare. Però ero curioso di assaggiare qualcosa, e dunque ho cercato on line se ci fosse qualche commerciante di vini che spedisce in Italia. La ricerca mi ha portato sul sito di Belartisan, un’enoteca che ha sede ad Antwerpen, e della quale riporto il link (il nome è cliccabile) per chi nutrisse la mia stessa curiosità. Ci ho trovato un catalogo interessante, oltre che un blog, scritto in olandese (la lingua che si parla in quella cittadina), nel quale si riportano i risultati del concorso annuale della Vereniging Vlaamse Sommeliers, ossia l’associazione fiamminga dei sommelier, che può servire da punto di riferimento per indagare la produzione vinicola belga.

Tra i vincitori ho visto ricorrere di frequente la cantina Aldeneyck, che prende il nome dal borgo omonimo, a poca distanza dalla cittadina di Maaseik, nella valle della Mosa, fiume che scorre nella provincia fiamminga del Limburgo belga. Solo che i vini premiati di questa cantina erano sempre i bianchi o i rosé, e invece io ho voluto metterla alla prova con un rosso. Tra l’altro, un rosso da un’uva “sfidante” come il pinot nero. Mi sono detto, infatti, che se spingo la sperimentazione al limite, è più facile capire come vadano le cose da quelle parti. Ebbene, l’esito è che vanno bene, e adesso mi toccherà senz’altro approfondire con altri vini.

Passo indietro. Dicevo che il Belgio del vino è in crescita, e magari a noi italiani può suonare strano, perché semmai, quando pensiamo al Belgio, abbiamo in mente le birre o i lambic. Eppure da quelle parti sono nate otto denominazioni di origine vinicole, una delle quali è la dop Maasvallei Limburg, al cui interno opera Aldeneyck, con i suoi dieci ettari di vigna, impiantati con chardonnay, riesling, pinot bianco, pinot grigio e pinot nero sui terreni sassosi depositati dal fiume, il quale forma una specie di microclima propizio, che salvaguarda i vigneti dalle gelate primaverili.

Di Aldeneyck ho bevuto, dicevo, il Pinot Noir, annata 2022. Come mi aspettavo, ci ho trovato una consistente acidità e un fruttino asprigno, caratteristiche attese da un vino nordico. Ma il fruttino era succosissimo e la beva molto piacevole, tant’è che a tavola abbiamo quasi finito la bottiglia. Non manca, peraltro, un discreto corpo, e l’alcol è al 13%. Mi stupisce che in passato non sia andato oltre la medaglia di bronzo, contro i bianchi, gli spumanti e i rosé dell’azienda che raccoglievano gli ori e gli argenti. Per me si tratta di un pinot nero molto interessante, e di certo lo riberrei volentieri, se mi si presentasse l’occasione.

Pagato 26,70 euro. Le prossime volte che farò acquisto proverò i bianchi.

Maasvallei Limburg Pinot Noir 2022 Aldeneyck
(89/100)

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