E il Comune di Cupramontana precisò

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Il Comune precisa. Il Comune è quello di Cupramontana, nelle Marche. Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, l’aveva chiamato in causa per il lancio della sua de.co. – la sigla sta per denominazione comunale – vinicola. Aveva tuonato che le de.co. del vino sono “palesemente illegittime”. Per quel che conta il mio parere, avevo detto che ero d’accordo con lui.
Ora il Comune è uscito con un nuovo comunicato, dopo quello dei giorni scorsi, dicendo che “nel progetto a cui si fa riferimento non è mai stata usata in nessun modo la dicitura ‘Verdicchio di Cupramontana De.Co.’, in quanto sappiamo bene che il ‘Verdicchio di Cupramontana’ è una denominazione tutelata dalle norme europee”. In realtà, a essere protetto dalle norme europee è il Verdicchio dei Castelli di Jesi, non il Verdicchio di Cupramontana, che come tale non esiste, né può esistere se non si istituisce una specifica denominazione di origine o una sottozona della denominazione esistente (e questa semmai mi parrebbe la soluzione più logica per le legittime istanze dei vigneron della zona: adoro le appellation comunali francesi). E comunque il 20 di agosto, nel comunicato stampa di lancio dell’iniziativa, destinata a sfociare in un evento di presentazione il primo di ottobre, si scriveva testualmente: “Il Verdicchio di Cupramontana diventa un prodotto a Denominazione Comunale, entrando nel registro dei prodotti che compongono la De.Co. del comune collinare marchigiano nata nel 2012”. Vero, come dice il Comune, che “la dicitura virgolettata ‘Verdicchio di Cupramontana De.Co.’ non è stata da noi utilizzata”, se proprio ne facciano una questione di virgolette, ma la frase che ho riportato non mi pare discostarsi di molto.
Al di là di questo, non voglio assolutamente mettere in dubbio la buona fede degli amministratori di Cupramontana, né di chi ha lavorato al progetto della de.co., e nel team ci sono anche fior fiore di vignaioli. Dico solo che sarebbe ora che, Cupramontana a parte, il ministero delle politiche agricole facesse chiarezza una volta per tutte sulle denominazioni comunali, che ritengo anch’io, come Riccardo Ricci Curbastro, illegittime, laddove si parli di prodotti agroalimentari normati da specifiche disposizioni comunitarie e nazionali. Un conto è istituire la de.co di una ricetta o di una modalità tradizionale di lavorazione – e sarei il primo a sostenerle, queste de.co. -, un altro è assegnare un marchio privo di qualunque tracciabilità e tutela, chessò, a un vino o un formaggio, soprattutto se in quella medesima zona esistono già vini e formaggi che hanno una specifica denominazione di origine.
In ogni caso, per chi lo vuole leggere, questo che segue è il comunicato ricevuto oggi.
In merito alla De.Co. Cupramontana, il Comune di Cupramontana precisa quanto segue:
– Nel progetto a cui si fa riferimento non è mai stata usata in nessun modo la dicitura “Verdicchio di Cupramontana De.Co.”, in quanto sappiamo bene che il “Verdicchio di Cupramontana” è una denominazione tutelata dalle norme europee. Nel comunicato stampa diffuso per informare della nascita della “De.Co. Vino di Cupramontana” si è fatto riferimento al Verdicchio in quanto, per tradizione e qualità, è il vino più rappresentativo del territorio tra quelli che entreranno in forma collettiva nella denominazione comunale “Vino di Cupramontana”. Ciononostante la dicitura virgolettata “Verdicchio di Cupramontana De.Co.” non è stata da noi utilizzata e, se qualche organo di informazione l’ha utilizzata, è da ricondurre alla libertà di sintesi giornalistica di tale organo.
– La De.Co. Cupramontana non entra assolutamente in contraddizione con le DOC e con la disciplina delle tutele dedicate al vino in ambito europeo. Si tratta molto semplicemente di un marchio privato registrato dal Comune di Cupramontana che non andrà mai evidenziato in nessun caso né in etichetta o in retro-etichetta: esso sarà semplicemente identificativo di un progetto di marketing del territorio e di promozione delle cantine cuprensi in spazi come “Il museo internazionale dell’etichetta” e su pubblicazioni di settore. Le aziende che entreranno nel registro De.Co. del Comune – un censimento dei giacimenti enogastronomici locali – continueranno normalmente a fregiarsi delle menzioni legaIi tutelate dalla legge e controllate secondo la normativa di riferimento.
– La De.Co. non è un marchio di qualità e non vuole esserlo, ma si pone come il racconto di una identità territoriale ben precisa che abbraccia molti prodotti e li riconduce all’interno di un percorso enogastronomico destinato ai turisti e ai visitatori (La Strada dei sapori). In questo senso il marchio “Cupramontana” ha il senso di una testimonianza e non certamente il profilo di una “certificazione”. Non ha mai voluto esserlo, fedeli allo spirito originario di Luigi Veronelli.
Tale punto, molto importante, era stato precisato nel comunicato stampa diffuso alla fine di luglio, in cui era scritto “La De.Co. non nasce per sostituirsi o porsi in contrapposizione alla Denominazione di origine “Verdicchio dei Catelli di Jesi”, ma vuole essere una garanzia per chi cerca il nostro vino più rappresentativo, conoscendo il valore aggiunto di questo territorio e della sua produzione”.
Con questa precisazione si vuole chiarire in modo chiaro che non vi è alcuna volontà di sostituirsi a Istituzioni che compiono egregiamente il proprio lavoro nell’interesse dei consumatori, ma solo il desiderio di promuovere al meglio le tante ricchezze del territorio cuprense.
Si coglie l’occasione per invitare nuovamente tutti gli interessati alla Sagra dell’uva che inizierà il prossimo 1° di ottobre, vero momento di gioia e convivialità per tutta la comunità di Cupramontana e per le migliaia di visitatori.