Dell’ineffabile mistero dei Riesling tedeschi

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Dopo anni di assaggi delle versioni molto giovani e di quelle lungamente invecchiate, posso dire una sola cosa dei Riesling tedeschi, e cioè che è del tutto impossibile comprenderli veramente, perché ogni volta che pensi di aver capito la loro natura, riescono nuovamente a spiazzarti, da tante e tali sono le varianti in gioco. Lo stile del produttore, il territorio, l’annata, l’arzigogolatissimo quadro regolamentare, l’esposizione del vigneto, le scelte fatte in vendemmia, l’evoluzione della bottiglia, la propensione all’affinamento, gli zuccheri, l’equilibrio fantascientifico tra le acidità e le dolcezze, sono alcune delle sfaccettature che determinano, in Germania più che in qualunque altra parte del mondo, variazioni più articolate di quelle che vedi dentro a un caleidoscopio. Sembra un gioco di prestigio, una magia. Tant’è che le bottiglie migliori, e cioè soprattutto quelle nelle versioni a più elevato residuo zuccherino, dopo almeno un paio di decenni possono indifferentemente essere bevute da sole o in tavola, e con qualunque piatto, perché tanto a prevalere sarà sempre e comunque il vino, che sembra leggero e delicato e invece ha un carattere poliedrico.

Ci pensavo mentre avevo nel calice l’annata 1979 del Rheingau Rauenthaler Gehrn Riesling Spätlese prodotto dalla Staatsweingüter di Eltville (la cantina di stato) con le uve provenienti dal Kloster Eberbach (o meglio, con la selezione di grappoli particolarmente maturi di quella vigna, perché questo è il significato di Spätlese). Come dire l’università dei Riesling del Rheingau. Come si fa a definire un vino che dopo più di quarant’anni parte come assopito e poi comincia a stiraccharsi nel risveglio e quindi, sornione, si mette a canticchiare, e sale di tono e infine leva l’acuto? Perché questo Riesling fa esattamente così. Parte con quel connubio di tè freddo al limone e di kerosene che è tipico dei Riesling morbidi invecchiati, un po’ catramosi anche, e poi dà la zampata acida che sa di limone e di cedro e pompelmo, e comincia a metter fuori la curcuma e le altre spezie e nel prosieguo ecco là, stagliate in sottofondo, le erbe medicinali, il timo, l’origano e infine l’uva, quasi passa, da tant’è matura. Alcol pochissimo, complessità stupefacente. E si consideri che quella che ho bevuto non è stata probabilmente la miglior bottiglia di questo vino (ne ho stappate perfino di migliori), ma è stata comunque una grande bottiglia.

Rheingau Rauenthaler Gehrn Riesling Spätlese Kloster Eberbach 1979 Staatsweingüter Eltville
(90/100)

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