I cinque insegnamenti dell’Amarone 2014

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Che cosa ci raccontano le prime bottiglie dell’Amarone di quell’annata 2014 che qualcuno si affrettò a definire catastrofica prima ancora che l’uva venisse raccolta?

Ecco, direi che insegnano cinque cose.

La prima cosa che hanno detto in modo chiarissimo è che essere precipitosi nei vaticini può rivelarsi molto azzardato. Quella vendemmia fu sì inevitabilmente difficile (quanta pioggia in quell’estate!), ma il risultato, ancorché le difficoltà di una vendemmia “piccola” si avvertano, in vari casi non è da trascurare. È anzi talora tornata a farsi viva una sorta di “classicità amaronista” sulla quale già in quei giorni confidavo nel mentre contestavo certi affrettati pre-giudizi.

La seconda cosa che le prime bottiglie di Amarone del 2014 ci raccontano è che a venirne fuori meglio sono state mediamente le aziende che hanno alle spalle una lunga esperienza nel fare vino in Valpolicella, e soprattutto nella zona classica. Insomma, la storia conta un bel po’ quando si tratta di prestare grandissima attenzione alle opere di vigna e di cantina. Nelle annate “facili” sono tutti capaci di far bene, è in quelle difficili che si vede la differenza.

La terza cosa è che un’annata fresca e magari anche un po’ diluita va interpretata come tale. Chi ha fatto della freschezza e del sale le linee guida del proprio vino se l’è cavata tra il bene e il molto bene, chi ha tentato di imitare la potenza “internazionale” dell’Amarone di stampo “modernista” è talvolta caduto nella caricatura.

La quarta cosa è che negli anni problematici le cantine sociale, che possono contare su un’enorme parcellizzazione dei conferimenti, hanno un’arma in più da mettere a frutto, e infatti questa volta ci sono vini cooperativi che se la giocano ad armi pari con quelli dei vignaioli.

La quinta cosa è che, alla fine dei conti, nell’ampia terra valpolicellista avranno anche fatto i soldi e conosciuto il successo, ma resta ancora molto da fare sotto il profilo della consapevolezza di sé. Quasi tutti i produttori coi quali ho parlato all’Anteprima ci hanno tenuto – come dire – a mettere le mani avanti, a giustificarsi per questi vini del 2014 spesso così lontani dallo stereotipo dell’ultimo paio di decenni. Invece sono vini d’annata e di terroir. Insomma, sono vini che dimostrano che le denominazione si è fatta adulta, o che si sta facendo adulta. Sono un punto di forza, non di debolezza.