Châteauneuf-du-Pape, viva la libertà

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C’è una denominazione di origine che per me rappresenta la libertà. Intendo la libertà dal giogo del vitigno. Là il vitigno c’entra e non c’entra. È l’appellation di Châteauneuf-du-Pape. Adoro bere i rossi di Châteauneuf-du-Pape.
Per farli possono essere utilizzate ben tredici varietà di uve diverse, sia rosse, sia bianche. Le rosse sono il grenache noir, il syrah, li mourvèdre, il cinsault, il muscardin, il counoise, il vaccarèse e il terret noir, le bianche sono il grenache blanc, la clairette, il bourboulenc, la roussanne, il picpoul e il picardan. Sì, bianche e rosse, insieme. E noi che abbiamo cacciato le bianche storiche dai nostri disciplinari perché gli americani non li volevano – questo ci hanno spiegato. Via dal Chianti, via dal Bardolino, sciocchezze. Evviva la libertà, invece.
Certo, la maggior parte dei rossi di Châteauneuf-du-Pape è fatta col grenache, col syrah e col mourvèdre, però non ci sono molti vincoli, e comunque i vini esprimono l’essenza austera e possente di Châteauneuf-du-Pape. E comunque la beva, i vini oggi fanno intorno ai 14,5 gradi di alcol e non in genere non te ne accorgi neppure.
Di rossi di Châteauneuf-du-Pape ne ho bevuti alcuni di recente con un gruppo di amici. Qui di seguito quali erano i vini e anche le mie impressioni. Notare le annate in crescendo.
Châteauneuf-du-Pape La Bégude des Papes 2009 Domaine Albin Jacumin
Frutto maturo e polposetto, mi pare più da palati che cercano concentrazione. Fatto con grenache, syrah, mourvèdre, cinsault “et vieux cépages”.
Un faccino e quasi due 🙂
Châteauneuf-du-Pape 2009 Domaine Juliette Avril
Per me, un bel vino, bevibilissimo e austero, speziato, con un’intrigante nota di incenso. Le uve sono grenache, syrah e mourvèdre. Buono, lo riberrei volentieri.
Due lieti faccini e quasi tre 🙂 🙂
Châteauneuf-du-Pape La Vue du Chai 2009 Xavier
La controetichetta dice che è fatto secondo “un style moderne et expressif”. Vero, e l’espressività c’è, indubbiamente. Frutto, pepe. Mi fa pensare al Rodano più a nord.
Due lieti faccini e quasi tre 🙂 🙂
Châteauneuf-du-Pape Marquis Anselme Mathieu 2007 André et Jérôme Mathieu
Frutto e concentrazione (e anche l’alcol dichiaratamente più elevato del gruppo, a quota 15, ma senza smarrire la beva). Ben fatto, per chi cerca la potenza.
Due lieti faccini 🙂 🙂
Châteauneuf-du-Pape 2007 Château La Nerthe
Ecco, questo è uno di quei vini che berrei sempre, ma proprio sempre. Un rosso di una finezza esemplare, e una succosità invitante, probabilmente anche al momento perfetto per quel che concerne l’affinamento. Grenache, syrah, mourvèdre, cinsault, muscardin e counoise. Bio.
Tre lieti faccini 🙂 🙂 🙂
Châteauneuf-du-Pape Les Origines Domaine Grand Veneur 2004 Alain Jaume & Fils
Non c’è dubbio che all’inizio del millennio andasse molto di moda la concentrazione, e questo vino è su quella direttrice, e forse per questo non mi pare avere grande verve.
Un faccino 🙂
Châteauneuf-du-Pape Les Vieilles Vignes 2011 Domaine de Villeneuve
Se siete di quelli che in un vino appena stappato cerca l’eleganza olfattiva subito, lasciate perdere. Se siete di quelli che in uno vino cercano soprattutto la personalità, be’, compratevi questo rosso. A me strapiace. È un “naturale”, unica cuvée aziendale ottenuta da vigne “régulièrement plantées depuis 1904”.
Tre lieti faccini 🙂 🙂 🙂
Châteauneuf-du-Pape 1990 Château Mont-Redon
E questo è uno Châteauneuf-du-Pape di una volta, coi suoi 13 gradi e mezzo di alcol e la beva salata (impressione mia, o sa di acciuga?) e tanta spezia gentile. Magari la bottiglia è un po’ di là della china, ma il vino sa comunque esprimere la sua grandezza.
Due lieti faccini 🙂 🙂