Botticino, i Tognazzi e i trent’anni del Cobio

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Papà Benedetto Tognazzi e mamma Anna la terra del Cobio decisero di comprarla nel 1981. Ormai era ridotta a boscaglia e non c’era neppure una strada che ci arivasse fin là sopra, ma i vecchi dicevano che era da là che una volta venivano le uve più buone di Botticino, perché lì il sole batte tutto il giorno e la barbera matura bene. La barbera è la croce e la delizia di Botticino, se non matura alla perfezione i vini vengono bruschi, verdi.

Ci voleva del coraggio per fare un passo del genere in quegli anni. Allora il vino lo si vendeva ancora soprattutto in damigiana, come ai tempi del nonno, che era soprannominato Caratì, perché metteva in botte tutto il vino che faceva e poi andava a venderlo a Brescia, casa per casa. Il vino di Botticino finiva tutto in città. Adesso che la doc del Botticino è piccola cosa, coi suoi trenta ettari totali e suppergiù 150 mila bottiglie suddivise tra una quindicina di produttori, il Botticino che viene dal Cobio vola fino in Cina.

A casa Tognazzi ho avuto nel bicchiere cinque annate del Cobio. Le ho assaggiate insieme a Giuliano, che cura la cantina, mentre papà Benedetto accudisce la vigna. Giuliano mi ha spiegato che al Cobio hanno quasi due ettari di vigna. Il quaranta per cento è barbera, poi c’è il sangiovese al trenta e ancora il marzemino e la schiava gentile. Si vendemmiano prima il marzemino e la schiava, e si fanno appassire per una trentina di giorni. La barbera il sangiovese, invece, si vinificano freschi, avanti nella maturazione. “Ma la maturazione è sempre più spinta, l’effetto serra si sente. Nel 1994 dal Cobio venivano vini da tredici gradi, ora siamo oltre i quindici” mi dice Giuliano, e aggiunge che “la barbera che viene dal Cobio sembra quasi uva da mangiare in tavola, ha grappoloni grossi e pare di velluto”.

Botticino Cobio 1994 Tognazzi
L’acidità è tuttora grintosa, il frutto invece ha da tempo lasciato il posto alla tracce ferrose (e dunque ossidative) dell’età avanzata. (76/100)

Botticino Cobio 2003 Tognazzi
Il frutto polposo racconta la calura dell’anno. L’opulenza è mitigata dall’acidità. Belle tracce di buccia d’arancia accompagnano il sorso. (86/100)

Botticino Cobio 2008 Tognazzi
La percezione agrumata è nettissima. La scalpitante esuberanza acida e tannica dà conto di un vino giovanile. Frutto che cresce progressivamente. (90/100)

Botticino Cobio 2012 Tognazzi
Ancora agrumi e insieme una florealità inattesa da un rosso di questa struttura, col frutto che si fa più opulente (e morbido). Sale e acidità allungano il sorso. (87/100)

Botticino Cobio 2015 Tognazzi
La potenza è il suo tratto distintivo e mi stupisce un po’ se penso che è proprio col 2015 che il mondo ha preso invece a ridurre la ricerca materica. (84/100)