Una discarica seppellirà la Valpolicella?

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Ammetto che il titolo sia un po’ forzato: la Valpolicella è talmente grande e il suo vino va talmente forte sul mercato che non c’è discarica che oggi la possa seppellire, neppure dal lato reputazionale. Però mi ha fatto molto riflettere che di fronte al palazzo della Gran Guardia di Verona, dov’era in corso l’Anteprima dell’Amarone, ci fosse un folto gruppo di persone che sostenevano un lungo striscione con su scritto: “No alla mega-discarica della Valpolicella. Basta rifiuti nella Terra dell’Amarone!”
Si trattava di aderenti a quel Movimento Ambiente & Vita che si sta opponendo alla riapertura della discussa discarica di Cà Filissine, nel comune di Pescantina. Ora, Pescantina è uno dei comuni il cui territorio è ricompreso nella zona di produzione dei vini della Valpolicella, tra cui, appunto, l’Amarone. Non posso affermare che sia la zona più vocata, trattandosi sostanzialmente di pianura, ma questo non cambia il concetto. In più, per chi arriva da sud, Pescantina è la porta d’ingresso alla Valpolicella che si usa definire “classica”, e in effetti che l’accesso al territorio dell’Amarone sia costituito da una discarica non mi pare una buona idea, e scrivo in questo modo per non trascendere in epiteti.
Certo, ritengo che le più di quattromila persone che hanno sottoscritto una richiesta di referendum per decidere se riaprire quella discarica (come vorrebbe l’amministrazione comunale) oppure no (come vorrebbero i firmatari) siano legittimamente preoccupate più per la loro salute che per la produzione vinicola, però è inquietante leggere il volantino distribuito di fuori dell’Anteprima, là dove si scrive che con la riapertura della discarica “si innalzerà una collina alta 33 metri che lascerà tracce permanenti proprio in quella Valpolicella che qui, oggi, si fa vanto della sua storia e della su eleganza”.
Ecco, io direi che siamo al punto nodale, per chi ha passione per il vino. E cioè che nella promozione vinicola si preme sempre di più sul tasto del valore territoriale e ambientale, ma poi il territorio e l’ambiente del vino continuano ad essere minacciati e attaccati da interventi invasivi (quando – ammettiamolo – non sono invasivi i vigneti stessi con una monocoltura intensiva).
Anni fa si discuteva sull’ipotesi di specifici piani regolatori per i comuni che hanno rilevanza vitivinicola, con l’obiettivo di salvaguardarli. Poi non se n’è fatto nulla. Ora, la stessa porta della Valpolicella potrebbe tornare a essere una discarica attiva. Non mi interessa se sia alta trentatré metri oppure no. Mi interessa che si tratta di una scelta incompatibile con i territori del vino. Lo so, è un interesse di parte. Sarò ben libero di rappresentare questo interesse, no? Dunque, per quel che conta, come appassionato del vino e dei territori della vigna, io sto con chi si preoccupa.


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  1. Una discarica seppellirà la Valpolicella ? di Angelo Peretti – movimentoambientevita

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