Siete sempre convinti che il novello fa schifo?

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Ma siete sempre convinti che il novello fa schifo? Perché solo a pronunciare la parola “novello” vedo di quelle facce…

Eh, sì, generalmente chi parla di novello lo fa per dileggiare la tipologia. Salvo rare eccezioni fra i commentatori. Io sono una delle rare eccezioni, perché a me i novelli piacciono. A due condizioni. La prima è che siano fatti integralmente con la macerazione carbonica delle uve. La seconda è che siano fatti con le uve giuste, e di uve “giuste” – perdonatemi – io ne conosco poche, molto poche, e fra queste ci sono il gamay e la “mia” corvina veronese.

Il fatto è che il novello ha pagato lo scotto di troppa robaccia malfatta. Soprattutto qui in Italia una legge troppo permissiva ha consentito di “rinfrescare” un sacco di vino invenduto chiamandolo novello. I risultati erano improponibili e, come sempre accade, la moneta cattiva ha finito per scacciare quella buona, e dunque tutto il novello è finito sputtanato.

Anche nel Beaujolais non è che le cose siano andate benissimo col novello, col noveau. Nel senso che troppa robaccia ha finito per mettere in ginocchio l’intera denominazione, che pure fa dei rossi strepitosi. Però adesso là il vento sta cambiando e i piccoli produttori stanno investendo impegno e fatica anche sul Beaujolais noveau. Lo ricorda Rupert Millar su The Drink Business, in un pezzo intitolato The Quiet Return of Beaujolais Noveau, il tranquillo ritorno del Beaujolais Noveau.

“Tutti i Beaujolais Noveau che abbiamo perso per strada – dicono da quelle parti – erano immondizia, roba di bassa qualità. E averli persi è un bene. Quel che resta sono le piccole cuvée con alle spalle storie e filosofie personali che si staccano dall’immagine dei vini industriali che inondano il mondo”.

Alla fine fine, il noveau, dice un produttore, “è il primo vino dell’anno e dunque è rappresentativo delle nostre cantine” e chi fa il noveau in maniera seria lo fa con la convinzione di fare, appunto, qualcosa di “serio”, anche se non si tratta di un vino “serioso”. Ed è questo che mi piace dei migliori noveau e, permettemelo, dei migliori novelli sopravvissuti e che mi piaceva dei novelli fatti meglio, il fatto che siano (fossero) vini fatti seriamente anche se per nulla seriosi. E i novelli migliori si fanno solo ed esclusivamente con la macerazione carbonica.

Adesso, però, nessuno venga a dirmi che in questo modo, con la macerazione carbonica, quel che ne esce non è nemmeno vino. L’ho sentita troppe volte ‘sta tiritera e non la sopporto. Soprattutto non la sopporto quando viene dai “naturalisti”. Avete presente come li fanno molti (buonissimi) vini “naturali” nel Sud della Francia? Con la macerazione carbonica li fanno. Ve la sentite ancora di dire che con quel sistema si fanno cose che non sono neanche vino?