Puoi fare vini gastronomici anche col cambio climatico

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Per chi produce vino e per chi lo beve, una delle domande imposte dal radicale cambiamento climatico in atto è se si possano conservare bevibilità e freschezza anche a fronte del generalizzato aumento delle gradazioni alcoliche, le quali sono quasi sempre antitetiche con i concetti della bevibilità e della freschezza. Ci sono certamente aree nelle quali il problema per ora non si pone, o si pone assai limitatamente, com’è nel caso del “mio” lago di Garda, intimamente vocato alla produzione di vini freschi e da beva. Ce ne sono altre dove i picchi di caldo hanno generati picchi d’alcol e i vini ne risentono, appiattendosi su una sensazione fastidiosa di marmellate stucchevole. Poi c’è qualche altra area dove si riescono a trovare equilibri nuovi e talvolta inattesi. Appartiene a questa terza casistica la valle del Rodano, in Francia, dove ci sono vignaioli che riescono a garantire freschezza e snellezza di beva anche a percentuali d’alcol crescenti.

All’edizione primaverile di Vinifera, a Trento, ho incontrato un vignaiolo del Rodano che in quest’impresa è veramente ferrato. Si chiama Bernard Duseigneur e la sua azienda, familiare, è il Domaine Duseigneur, che ha sede in quel luogo magico che è Châteauneuf-du-Pape, ma ha vigne anche nella vicinissima Lirac e produce pure sotto la denominazione Côtes du Rhône. Fa parte del gruppo dei Vignerons de Nature, che riunisce una trentina di produttori transalpini votati alla conduzione biologica o biodinamica ed era presente nella postazione del suo distributore italiano, Enovely, e l’informazione potrà essere utile a chi, dopo aver letto le mie parole, volesse provarne i vini.

Dico che dei suoi vini rimasi piuttosto impressionato proprio perché, nonostante una gradazione alcolica in qualche caso piuttosto consistente (la selezione dello Châteauneuf-du-Pape segna 15,5% in etichetta), mi facevano venir voglia di berne. Tant’è che acquistai tre bottiglie per riprovarle a casa. Ora ho stappato il Côtes du Rhône rosso La Goutte du Seigneur 2021 e la mia impressione è stata confermata, così come la mia felicità. Sì, questo  è un vino che mi rende felice. Intanto per la sua straripante presenza fruttata, dall’amarena alla pesca gialla, dalla mora all’albicocca, intimamente interconnessa con la florealità agrumata del carcadè (che è poi un descrittore delle uve di grenache, qui utilizzate insieme con la syrah). Poi, per la sua assoluta bevibilità, per una lunghezza di sorso avvincente e per la correlata splendida gastronomicità. In terzo luogo, per la tenuta: nella bottiglia aperta il vino si è conservato perfetto per tre giorni (più in là nel test di durata non sono andato perché ho finito il vino). D’accordo, qui l’alcol è “solo” a quota 13,5%, ma penseresti che è ancora meno.

On line costa intorno ai 13 euro ed è un eccellente acquisto. Tant’è che sono tentato di ricomprarlo.

Dicevo che dei suoi vini ne ho presi tre. Oltre a questo, un Lirac e uno Châteauneuf-du-Pape. Li stapperò più avanti, voglio concedergli altro tempo.

Côtes du Rhône Rouge La Goutte du Seigneur 2021 Domaine Duseigneur
(94/100)

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