Non c’è vino che non abbia un posto su una tavola

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Ogni tanto – ed anzi talvolta di frequente – leggo sui social sentenze impietose di vignaioli e winelover nei confronti dei vini provenienti dall’industria o anche dalla cooperazione. Ma non capisco. Credo che al mondo ci sia spazio per tutti. Se milioni di persone acquistano quotidianamente quei vini, evidentemente quei milioni di persone trovano quei vini adatti alle proprie esigenze, o quanto meno compatibili con il proprio potere di spesa.
Ho letto una sentenza rabbinica che fa al caso nostro. Dice: “Non disprezzare nessuno e non ritenere strana nessuna cosa, perché non c’è nessuno che non abbia la sua ora, e non c’è niente che non abbia il suo posto”.
Parimenti, mi viene da dire, non c’è vino che non abbia la sua occasione di consumo, non c’è vino che non abbia il suo posto su una tavola del mondo. Ci sono tempi e spazi per i vini dalla forte personalità, ci sono tempi e spazi per i vini che provengono dalle produzioni massive.