Nel vino ora vince la classicità

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Insomma, il vino dell’anno secondo Wine Spectator è stato il Sassicaia 2015, e questo lo sappiamo. Però è interessante vedere che cos’è capitato in questi trent’anni di top 100, insomma, quali sono state le tendenze che hanno fatto scuola secondo i crici americani e quali sono i cambiamenti intervenuti quest’anno. Perché quest’anno il cambiamento c’è stato, s’è visto.

La sintesi l’hanno tracciata nel loro editoriale Marvin R. Shanken e Thomas Matthews, i lider maximi della rivistona statunitense, che confrontano la situazione del 1988, anno di prima uscita della top 100, con quella attuale. “Il mondo è cambiato un sacco da allora”, esclamano.

Che cos’è che è cambiato?

Be’, prima di tutto è cambiata la provenienza dei migliori vini del mondo. Nel 1988 ben quarantacinque vini su cento venivano dalla Francia. Quest’anno i francesi hanno piazzato solo diciannove etichette nella top 100. Trent’anni fa in graduatoria c’era un solo vino proveniente dall’emisfero sud del mondo, uno Chardonnay della Nuova Zelanda. Stavolta ce ne sono quindici di vini che vengono da sotto l’equatore, e sono di cinque paesi diversi. La pattuaglia italiana nell’88 era guidata, o meglio, dominata da Angelo Gaja, che piazzava ben quattro vini nella top 20. Stavolta in classifica ci sono tre vini dal Nord Est, tre dal Piemonte, otto dalla Toscana e cinque dalle altre parti d’Italia. Pensate che in classifica figurano anche Grecia e Israele.

Ma c’è un altro cambiamento che mi pare venga fuori abbastanza evidente dalla classifica di quest’anno, ed è il fatto che i critici della mega rivista americana hanno preso a premiare vini che puntano più alla finezza e alla classicità – con un bel substrato di tannino – piuttosto che alla potenza e alla muscolarità, e dunque ecco riemergere prepotentemente i vini icona, come il Sassicaia appunto. Lo dice chiaro e tondo Wine Spectator: “La top 100 di quest’anno segna un ritorno alle blue-chip del vino delle regioni classiche del globo”.

Sissignori, il mondo del vino sta cambiando, e mi pare lo stia facendo in meglio, almeno per i miei gusti. Che ovviamente sono gusti personalissimi.