Il grande vino è come la montagna, vuole lentezza

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Su “Io Donna” – il magazine del Corriere della Sera – un paio di settimane fa c’era un’intervista a Reinhold Messner. Non parlava di vino, anche se col vino lui ci ha parecchio a che fare, visto che nei terreni del suo castello altoatesino – Castel Juval, intendo – si fanno bottiglie notevolissime. Raccontava di montagna, da grand’alpinista qual è, dicendo però qualcosa che per me ha molto a che fare anche col vino.

Ordunque, affermava così: “Non bisogna andare veloci in montagna. In questi luoghi comanda la lentezza”.

Mettiamo ora che la montagna sia un grande vino, magari con parecchi anni sulle spalle. Ebbene, “non bisogna andare veloci coi grandi vini invecchiati, con questi calici comanda la lentezza” è quel che posso dire riprendendo le parole montanare di Messner.

Ecco, quando nel bicchiere ho un vino di quaranta, cinquanta o più anni, so che quel vino per dare il meglio di sé ha bisogno che io rallenti l’assaggio, che utilizzi la pazienza, l’attesa. Mi si discoprirà dunque progressivamente, anche in un’ora o due, cambiando di minuto in minuto, aprendomi panorami sensoriali cangianti, come quando – appunto – percorri e un sentiero di montagna, e poi sali verso la vetta.

Ci vuole lentezza con la montagna, ci vuole lentezza col vino. Ci vuole lentezza con la bellezza, sempre. È la bellezza che governa il piacere.