In fondo l’appassionato di vino cerca la purezza

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Tutt’e due le parti, quella di chi non ha occhi che per i vini “classici” delle aree più reputate nel mondo e quella di chi vuole invece la primazia del vino “naturale”, alla fin fine hanno un ideale comune, che è quello della “purezza”.

Solo che bisogna intendersi su cosa significhi “purezza”.

Per i “classicisti” significa nitidezza e assoluta definizione dei dettagli organolettici. Per i “naturalisti” è l’adesione a una visione del vino nella quale l’eticità viene prima del piacere organolettico. Però entrambe le parti cercano la “purezza”, secondo i rispettivi significati che a questo termine attribuiscono.

Questo è il succo che ottengo dalla lettura di un intervento di Andrew Jefford su Decanter. “The search for purity in wine“, si intitola, e vi invito a leggerlo. Non tutto quel che scrive lo condivido, ma è l’idea di fondo, quella della ricerca della “purezza”, appunto, che ho trovato estremamente centrata. Dunque, la ripropongo a chi mi legge.