Sono convinto che il delivery di qualità sia il futuro

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Nell’assoluta precarietà nella quale siamo impantanati, fare previsioni è più difficile che mai, perché sono troppe e incerte le variabili in gioco. Però, per quel che riguarda la ristorazione, che si verifichi oppure no una vera e propria ripresa dell’attività “tradizionale” – e sono piuttosto scettico, almeno nel breve periodo -, credo anch’io che il delivery sia una soluzione destinata a durare. Dico “anch’io” perché condivido quel che ha scritto una persona attentissima al tema ristorativo come Allan Bay. Cito dalla sulla sua pagina Facebook: “Il delivery, soprattutto quello di qualità, è decollato ovviamente a causa della quarantena. Però poi andrà avanti. All’inizio, quando sapremo i vincoli legati all’apertura dei ristoranti, quando avverrà, sarà utile per chi quei vincoli non apprezzerà. Ma poi, a lungo, per i molti che avranno comunque paura a condividere un luogo pubblico qual è un ristorante”.

So bene che c’è chi al ristorante ci andrà comunque, appena possibile. Anche se dovrà passare sotto le forche caudine della sicurezza anticontagio, anche col distanziamento sociale obbligato, anche facendosi coraggio di fronte al rischio di stare in uno spazio chiuso insieme a degli estranei – la diffidenza è cresciuta a dismisura durante la quarantena -, anche se i camerieri arriveranno ai tavoli con guanti e mascherine, e la cosa è ben poco “d’atmosfera”. Però ritengo che in tanti preferiranno, se ne avranno la possibilità, una bella serata a casa. Io ci vedo – scusatemi – anche un vantaggio non indifferente ad avere una cena “d’autore” a casa mia: posso stappare delle belle bottiglie perché poi non ho il problema di mettermi alla guida.

Alla Bay si spinge oltre, e aggiunge così: “Credo che prenderà anche piede quello che io chiamo il mini banqueting: il ristorante manda a gruppi di tot persone il cibo da finire, ma manda anche un cuoco (e se richiesto un cameriere) che assemblerà i piatti e li impiatterà con eleganza”. Si tratta di un’ipotesi del tutto plausibile e ritengo che questa possa davvero costituire una soluzione ulteriore. Fantasia? Mica tanto. So di gruppi familiari che, non avendo case ampie e non avendo minimamente in testa di affollare un ristorante, stanno domandando di affittare per una sera giardini privati, sale di case di campagna, cantine. Non si tratta di numeri alti di persone, ma certamente alla soluzione del “mini banqueting” guarderebbero con grande favore.

Credo che una riflessione in questo duplice indirizzo, ossia il delibery di qualità e il mini banqueting, i ristoratori, soprattutto i migliori, è opportuno che la facciano. So che in parecchi la stanno già facendo. Il “dopo” si sta organizzando, e ad esserne protagonisti non sono e non saranno quelli che strillano scempiaggini isteriche sui social, bensì, come sempre, quelli che nel lavoro ci mettono testa, competenza e passione. Perché nelle cucine non ci si tira indietro se c’è da sgobbare. Mai.


2 comments

  1. gino bortoletto

    sono assolutamente d’accordo
    ho fatto esperienza diretta durante questo periodo: due cene fatte a casa, in due importanti ricorrenze, con mia moglie. Ottimo per qualità, clima giusto e vino adeguato dalla mia cantina, senza preoccupazioni di controlli estranei e questa non è una variabile di poco conto.
    Sarà una buona esperienza che ripeterò anche con gruppi di amici
    Un problema: i ristoranti devono attrezzarsi per il servizio
    Non si possono portare i piatti nel…bagagliaio dell’auto o con stoviglie da mensa aziendale
    All’alta qualità del cibo deve corrispondere un’adeguata qualità del servizio
    Le due forme di ristorazione dovranno integrarsi ed essere di reciproco traino
    Buona giornata

  2. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Perfettamente d’accordo, Gino: il salto di qualità necessario è quello che ben evidenzi. La qualità del cibo deve accompagnarsi alla qualità del servizio. Chi sarà in grado di vincere questa sfida si affermerà.

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