Annata 2015, sarà mica come il ’97?

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Come la penso è chiaro: mi stanno sulle scatole le previsioni vendemmiali, non sopporto il vaticinio sui vini dell’annata quando l’uva è ancora lontana dall’essere raccolta. L’uva deve diventare vino, e il vino deve essere pronto, e solo allora si può cominciare a pensare a com’è l’annata, e magari ci vogliono anni prima di capire come sono andate davvero le cose. Per cui quello che sto per dire – lo ammetto senza mezzi termini – è una contraddizione nei termini. Però…
Però girando qui e là fra le cantine in questi giorni e assaggiando i mosti che hanno finito di fermentare, e dunque sono già un primo abbozzo di vino, be’, m’è corso un brivido lungo la schiena. La cosa pazzesca è che quei vini che hanno appena pochi giorni sembrano già pronti. Frutti ben delineati, rotondi, assolutamente piacevoli. Vero, l’uva quest’anno era esattamente così, sanissima e matura, con tutto quel sole. Ma la memoria m’ha riportato a galla qualcosa.
Il qualcosa è il 1997. Quando si gridò al miracolo per dei vini che, appunto, sembravano semplicemente perfetti. Appaganti nel loro frutto piacevolissimo e pieno.
Poi passarono gli anni, e ci accorgemmo tutti che il ’97 non era l’annata del millennio che ci eravamo illusi che fossero. Quei vini che tanto ci erano piaciuti nella loro gioventù avevano un difetto, ed era l’essere troppo “pronti”. Pronti da bere, intendo. Infatti poi non hanno saputo avere il fiato per la maratona, per il lungo termine. Surclassati da un’annata che sembrava più povera, quella dell’anno prima, il ’96. Che aveva una dote che il ’97 non possedeva, ossia la freschezza.
Ecco, m’è corso un brivido lungo la schiena a sentire questi frutti già – come dire – “belli”, anzi, bellissimi, nei primi vini del 2015. Troppo belli dopo così pochi giorni. Ma poco freschi.
Certo, è proprio troppo presto per farsi un’idea, ci mancherebbe, e un sacco di uva è ancora nelle vigne, e dunque tutto può cambiare e la mia prima impressione può essere – e ritengo e spero sia – del tutto infondata. Ma prego che questo 2015 non sia un altro ’97, generatore di vini perfetti. Troppo perfetti. Di frutto ampio e fiato corto. Speriamo di no. E in ogni caso, fosse così sapremmo cosa fare con le bottiglie del 2015: berle prima di quelle del 2014.