Vinsobres è un comune francese di neanche milleduecento abitanti. Sta nel dipartimento della Drôme, nel Sud-Ovest. E ha una sua denominazione di origine, affrancatasi qualche anno fa dai Village della Côtes-du-Rhône. Sono 450 ettari, che producono in tutto un paio di milioni di bottiglie. La guida Hachette del 2019 attribui le due stelle e il coup de coeur dell’appellation al Vinsobres Altitude 420, annata 2016, del domaine Pascal Richard Jaume, che è un punto di riferimento storico della zona. Il vino è tuttora in commercio, se siete interessati lo trovate facilmente sul sito di Italvinus (il link è attivo) e lo pagate “solo” 11,80 euro e credo che quel “solo” vada spiegato.
Intendo che comprate un gran bel vino, strutturatissimo coi suoi quattrordici gradi e mezzo di alcol, eppure ugualmente facile da bere e anzi perfettamente gastronomico (servitelo a non più di diciotto grado di temperatura e lo piazzate quasi su tutto) e assolutamente espressivo della potenzialità di Vinsobres e del grenache che vi si coltiva (più un saldo di syrah). Infatti, del grenache ha l’amarena e il fior d’ibisco e il cassis (ma non surmaturo e anzi giustamente asprigno) e in più una nota insolita, ma profondamente “sudista” e delicata di anice o di finocchietto selvatico. Volete un aggettivo in più? Eccolo qui: è minerale (e questo viene dalla syrah), e pazienza per chi sostiene che la mineralità non esiste.
Ah, dimenticavo: quell’Altitude 420 che compare il etichetta di riferisce effettivamente all’altitudine alla quale si coltiva il vigneto, e credo che in parte spieghi la freschezza del vino, che si mantiene snello e giovanilissimo.
Vinsobres Altitude 420 2016 Domaine Jaume
(92/100)