Il vino da conversazione, il Catarratto di Nino Barraco

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Di questo vino, il secondo sorso è meglio del primo e il terzo sorso è meglio del secondo. Inoltre, il vino, classificato come bianco, migliora man mano che sale la temperatura, perché freddo è molto meno espressivo che appena fresco, anche se in etichetta si consiglia una temperatura di servizio di dodici gradi, e io lo preferisco un paio di gradi sopra. Che poi, quando parlo di espressività, intendo la sua indole salmastra e sulfurea, che tu ne bevi e ti viene in mente la Sicilia, e infatti questo è un bianco siciliano, il Catarratto di Nino Barraco, vendemmia 2020.

Ha un che di scorza di arancia e di whisky giapponese, senza il calore dell’alcol, perché anzi qui di alcol ce n’è poco – dichiara una percentuale dell’11,50 in volume – e questa è un’efficace smentita dei luoghi comuni sui vini del Sud, che tanti ritengono iper alcolici, secondo un pregiudizio che fatica a togliersi di mezzo.

Ora, veniamo al punto. Io ritengo che, salvo eccezioni, un buon vino sia quello che prima di tutto chiama il cibo. Questo è l’eccezione, perché richiama soprattutto la conversazione, la chiacchiera, magari, ecco, accompagnata da un pezzo di pane, un po’ di formaggio e una manciata di olive in salamoia. (A proposito, il vino sa anche di olive in salamoia).

Terre Siciliane Catarratto 2020 Barraco
(88/100)

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