Sai perché è importante la nomenclatura combinata?

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Quando sento parlare di cose come la “nomenclatura combinata” mi viene subito come un fastidioso cerchio alla testa. Trattasi di burocrazia scritta in burocratese, che è una lingua incomprensibile a chi, come me, non appartenga alla razza dei burocrati. Ordunque, a venire a sapere – così leggo in un comunicato – che “la Commissione europea ha creato un apposito codice di nomenclatura combinata a 8 cifre specifico per il Prosecco spumante: 2204 1015, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2017”, ecco, quel fastidioso cerchio alla testa mi ha colto immediatamente. Tuttavia, capisco che questa faccenda sia realmente importante per il Prosecco e per i prosecchisti, e dunque eccomi qui a scriverne, ammesso che riesca a scrivere di una materia del genere.
Ebbene, questa benedetta nomenclatura combinata è un metodo di classificazione e di identificazione delle merci che sono oggetto di scambio internazionale tra gli stati membri della Comunità europea. Viene usata per determinare le tariffe doganali per una marea di mercanzie. Però essendo un codice usato da tutti i paesi europei sulle medesime merci, consente anche di vigilare su come e dove avvenga la compravendita di quelle merci.
Ora, nel mondo del vino, gli spumanti sono identificati da un unico codice identificativo. Con due eccezioni, che ora sono diventate tre. Perché fra gli spumanti avevano una loro specifica “nomenclatura numerata” solo lo Champagne e l’Asti, e adesso ce l’ha anche il Prosecco. Il che significa che se prima volevo sapere dove veniva venduto il Prosecco dovevo andare a stima e fidarmi delle impressioni dei produttori, dato che le dogane lo trattavano come un qualunque altro spumante. Dal primo gennaio, invece, saremo in grado di sapere da dove parte e dove arriva ogni bancale di Prosecco, e sapremo anche se c’è qualcuno che per esempio compra il Prosecco in Italia, lo importa in Germania e magari poi dalla Germania lo rivende in Danimarca. Se venisse fuori che c’è uno scambio di Prosecco fra paesi che col Prosecco hanno poco o nulla a che fare, scatterebbe l’allarme, perché l’anomalia sarebbe molto probabilmente dovuta a una qualche frode, che verrebbe bloccata pressoché sul nascere. Capite perché dico che il fatto che il Prosecco – un business da mezzo miliardo di bottiglie – abbia la sua nomenclatura è importante?
Dunque, stavolta mi va bene riportare una frase autocelebrativa come quella che dice che questa è “una vittoria conseguita grazie alla sinergia di Unindustria Treviso e dei tre Consorzi di tutela: Prosecco doc, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore docg, Asolo Prosecco docg, che hanno unito le forze e la capacità di influenza in sede europea” e che alla questione ci hanno lavorato in tanti, “raccolta dei dati a supporto, grazie al contributo del Cirve – Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Padova – e dell’Istat; preparazione della proposta e di tutta la documentazione a corredo sotto la supervisione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, e sua successiva presentazione al Comitato Codice Doganale – sezione nomenclatura tariffaria e statistica (settore NC) della Commissione Europea, grazie al prezioso supporto delle Federazioni nazionali ed europee di categoria: Federdoc, Federvini, Unione Italiana Vini, Efow e Comité Européen des Enterprises Vins”. Ecco, se tutti ‘sti enti e ‘ste istituzioni hanno lavorato insieme per conseguire un risultato del genere, be’, c’è da dirgli bravi. Anche da parte di chi, come me, a sentire certi burocratismi gli viene il mal di testa.