ABV è un acronimo che sta per alcohol by volume, alcol per volume. Insomma, è quella che noi chiamiamo gradazione alcolica e che sulle etichette scriviamo come % Vol. Invece, Low-ABV è una domanda in crescita a livello internazionale: significa low alcohol by volume, bassa gradazione alcolica. Tant’è che sempre più spesso si leggono, sulla stampa estera, articoli che presentano cocktail a basso contenuto di alcol. Anzi, è proprio dai cocktail che è incominciata quella che potrebbe essere una rivoluzione, la quale inevitabilmente coinvolgerà (e sta coinvolgendo) il vino, nel pro e nel contro. Nel contro, perché, come per i cocktail, si chiederanno vini a sempre minore contenuto alcolico, per motivi sostanzialmente salutistici, mentre il cambiamento climatico in corso spinge verso la crescita del tenore alcolico (il che, ammettiamolo, è un doppio problema). Nel pro, perché per abbassare il tenore alcolico dei cocktail si elaboreranno sempre più ricette a base di vino, che di alcol ne ha molto meno rispetto ai liquori e ai distillati (gli spirits, come dicono gli americani). In fondo, tutto è incominciato con lo spritz, e il successo planetario del Prosecco, che di alcol non ne ha molto e che dello spritz è protagonista, ne è la riprova. Più che di una tendenza, si tratta di attualità.
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