Salviamo il Recioto Spumante della Valpolicella

sentate_500

Ne è rimasto uno solo. Non che in passato ci fossero molte più etichette di Recioto della Valpolicella Spumante – al massimo credo che furono due o tre -, ma adesso ce n’è uno soltanto, e lo fa, meritoriamente, la Cantina Valpolicella Negrar nella sua linea di punta, quella dei Domini Veneti. A dire il vero, neanche il Recioto “fermo” gode più di florida salute: il padre è stato soppiantato dal figlio, perché il Recioto era il vero grande vino della Valpolicella e l’Amarone era “solo” la sua versione secca, amara, e fino a non moltissimi anni fa l’Amarone si chiamava Recioto della Valpolicella Amarone, ma poi i bevitori di tutto il mondo hanno incominciato ad abbandonare i vini dolci, e in Valpolicella l’Amarone ha preso una strada tutta sua, relegando ai margini il papà. Ecco, il Recioto ha il fiato corto e il Recioto Spumante sarebbe scomparso del tutto se la cantina sociale di Negrar non lo tenesse caparbiamente in vita. Anzi, no, non si limita a tenerlo vivo, ma ci ha creato addirittura una nuova immagine, un’etichetta – bella – che ha presentato a Vinitaly. C’è sopra una sedia capovolta e il nome Sentate, che in lingua veronese significa “siediti” – l’accento va sulla prima e, Séntate – e non è un ordine, bensì un invito, una prova d’accoglienza: “entra in casa, séntate, siediti qui con noi, beviti un bicchiere di questo vino, facciamo due chiacchiere”.

Daniele Accordini, che della Cantina è direttore generale e capo enologo, lo definisce “uno spumante non scontato, un po’ rustico e un po’ snob” e ha perfettamente ragione, ed è nel giusto anche quando sottolinea che la prerogativa che colpisce d’immediato in questo vino, e lo rende pressoché unico nel panorama spumantistico mondiale, è “quella spuma inconfondibile di colore viola, che solletica piacevolmente le labbra“. È dolce, certo, ma ha anche una presenza tannica che non ti aspetti in un vino con le bolle – nasce con uno charmat lungo di sei mesi -, sa di uva passa, di pepe, di lampone, di mandorla, di torba e di tabacco, e ovviamente anche di ciliegia in confettura, perché non c’è vino della Valpolicella che non debba sapere di ciliegia, ed è in particolare quella ciliegia mora che un tempo contendeva la campagna valpolicellese alla vigna. Certo, essendo dolce lo si può bere alla fine del pasto, con il pandoro o con la torta sbrisolona, ma io lo preferisco insieme al pan biscotto e alla soppressa “casalina” con l’aglio e i lardelli grossi, oppure con una scaglia del formaggio Monte Veronese molto vecchio, possibilmente quello di malga, che è un presidio di Slow Food. Ora il sogno di Accordini è che anche il Recioto della Valpolicella diventi un presidio del movimento internazionale della chiocciolina, e ce ne sarebbe ragione, stanti i numeri piccoli piccoli. La Cantina Valpolicella Negrar della tradizione reciotista se ne fa custode, producendone 50 mila bottiglie l’anno, suddivise in cinque tipologie, tra cui lo Spumante, appunto, e l’Ammandorlato, pure oramai rarissimo. Io dico “lunga vita al Recioto”, e invito chi la pensa come me a una resistenza attiva: acquistare e bere il Recioto della Valpolicella è l’unico modo possibile per impedire che si estingua; acquistare e bere il Recioto Spumante è un atto di resistenza culturale. L’unico modo di salvare un bene della cultura alimentare è mangiarlo, è berlo. Beviamolo.

Chiudo dicendo che qui sotto, dopo il nome completo del vino, non ci troverete alcun punteggio, perché il Recioto Spumante è un monumento, e ai monumenti non si dà alcun voto. Potremmo forse dare un voto all’Arena, al Colosseo?

Recioto della Valpolicella Spumante Sentate Domini Veneti 2022 Cantina Valpolicella Negrar