Quell’anno che si cantava Tre Parole

fidelia_500

Una volta mi capitò di aprire un mobiletto e si ritrovarci disegni, appunti, cartoline d’auguri, ricevute di alberghi di località nelle quali non ricordavo d’aver soggiornato, istantanee d’una gita, di una vacanza al mare, un matrimonio. Riassaporai quegli attimi e mi parve di riviverli con quella stessa luce, e col calore o l’umidore di quella giornata, e perfino quegli abiti che ora trovo buffi e quell’acconciatura che non sarei più disposto a portare e che però insieme rievocano un momento che sembrava perduto.

Mi è successo ieri con un rosso umbro, il Villa Fidelia del ’99 degli Sportoletti, da Spello. Lo faceva per loro Riccardo Cotarella e fu finalista nella guida del Gambero del 2002, fermandosi ai due bicchieri rossi, mentre la precedente annata era stata tribicchierata.

Come ho trovato quel vino? Cristallizzato nell’immagine che mi è riaffiorata. Dunque, colore di singolare brillantezza, frutto rosso rotondo e il tannino del legno piccolo (avevamo un bel dirlo, a quel tempo, che la barrique si sarebbe integrata: non s’è integrata e a questo punto temo che non lo farà mai). Insomma, è tuttora esattamente come doveva essere a quel tempo un vino che stupisse la critica. Come sotto una teca. Con il plus però, oggi, dell’assenza del minimo segnale di decadimento e soprattutto di una sapidità inattesa. Il che fa pensare che lo si potrebbe ristappare fra altri dieci anni almeno.

Si tratta di un vino a netta prevalenza di merlot, e in quei giorni impazzava il merlot. Voglio ricordare che nell’anno in cui la commissione gamberista assaggiò quel vino, il disco italiano più venduto fu il “Tre parole” di Valeria Rossi. “Dammi tre parole, sole, cuore, amore, dammi un bacio che non fa parlare”. La ricordate? Forse sì, forse no. Dubito comunque che sareste disposti, ora, a suonare quel brano. Consolatevi, la canzone in testa alla classifica assoluta delle vendite fu “Can’t get you out of my head” di Kylie Minogue e quella probabilmente neppure vi torna alla mente, costruita com’era per piacere in quell’esatto momento.

I nostalgici della levigatura e della barrique, invece, credo che riacquisterebbero questo Villa Fidelia. Ne ho bevuto un paio di calici, e mi sono ritrovato a fare un tuffo indietro negli anni. D’accordo, oggi non è il mio vino, pur riconoscendone la cesellatura. In quei giorni, però, ero diverso io.

Umbria Rosso Villa Fidelia 1999 Sportoletti
(84/100)