Ho acquistato on line una mezza bottiglia del Saint-Émilion di Cháteau Laroque per quattro motivi.
Il primo è che in genere i Grand Cru Classé di Saint-Émilion mi piacciono molto, perché rispondono a un senso di classicità.
Il secondo è che sostengo la praticità delle bottiglie piccole, dato che se ne possono ricavare quattro bicchieri, e sono più che sufficienti per una cena fra due persone: è inutile spendere un sacco di soldi per una bottiglia grande, se poi non la finisci.
Il terzo è che volevo togliermi qualunque dubbio sul punto numero uno. Infatti, proprio alla luce della loro classicità, non capisco perché i rossi bordolesi non vadano più per la maggiore da un bel po’ di tempo. D’accordo, parecchi di loro negli anni Novanta e per buona parte del primo decennio del Duemila hanno smarrito la strada, sedotti dalle sirene americane del momento, e dunque puntando eccessivamente sulla concentrazione, ma ormai mi pare che la rotta sia stata in larga parte ritrovata. Ne ho ricevuta conferma in questo vino.
Ora tocca al quarto motivo, consistente nel fatto che sono un po’ stufo dei pregiudizi che si coltivano in mezzo mondo nei confronti del merlot. A me, tornando di nuovo al primo punto, il merlot piace quando esprima un’eleganza classica, e questo Laroque è molto fine ed è, appunto, quasi tutto merlot da vecchia selezione massale, giusto con un pizzico, in taglio, di cabernet franc (l’uno per cento appena).
Saint-Émilion Grand Cru Classé 2021 Cháteau Laroque
(93/100)


