Evvai col Prosecco sounding (fatto in Italia)

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Insomma, questa storia del Prosecco sounding sembra inarrestabile. Vero che la Repressione Frodi si dà un sacco da fare, tant’è che ha beccato più di cinquecento violazioni on line nel giro di due anni, ma i vini dai nomi che “suonano” come il Prosecco continuano a spuntare come funghi in giro per il mondo, e spesso vengono proprio dall’Italia. Anzi, addirittura dal territorio del Prosecco.
Per esempio, ho trovato il sito inglese di un vino frizzante in lattina che si chiama Secco e che, guarda un po’, è fatto al cento per cento con l’uva glera, che è la stessa del Prosecco, e che va sotto l’igt della Marca Trevigiana, che è della stessa zona del Prosecco e che a questo punto per forza deve avere come fornitore qualche produttore prosecchista, altrimenti non si spiega.
Il vino in lattina in questione è il Gigglewater Frizzante Secco. “Made in Italy”, precisa la scheda pubblicata sul sito della Gigglewater Ltd, che ha sede a Camden, un borgo di Londra. L’hanno lanciato da pochissimo, la stampa inglese ne ha dato notizia ai primi di dicembre.
La spiegazione che dà il sito del perché e del percome di quel vino in lattina è incredibile, al limite dello sberleffo, soprattutto quando fa riferimento alle norme italiane: “100% uva varietale glera: fatto al 100% dalle uve di glera, una varietà bianca italiana coltivata nella regione Veneto, selezionata dai vigneti ubicati nell’area chiamata Marca Trevigiana. La glera è l’uva usata per fare lo spumante Prosecco docg che al giorno d’oggi è il più famoso vino spumante italiano. Questo è un Secco in lattina, non possiamo mettere il nome Prosecco su un alattina a motivo delle normative italiane. Non c’è mai nulla di facile”.
Addirittura, la “scusa” delle norme restrittive che impediscono di mettere il Prosecco in lattina è riportata in home page sul sito della Gigglewater: “Gli italiani non permettono a nessuno di mettere il nome Prosecco su una lattina – solo sulla bottiglia – così ecco qua che abbiamo un Secco favoloso!”
Il tutto, sottolineo, è “made in Italy”, e del resto non potrebbe essere altrimenti, trattandosi di un vino che va sotto l’igt della Marca Trevigiana.
Non c’è nulla da fare: i veri imitatori dei vini italiani sono e restano gli italiani. Poi non lamentiamoci, eh?