Per dirla proprio tutta, prima d’ora non avevo mai amato lo zafferano. Un prodotto che, qualità e indubbia preziosità a parte, mi pareva un po’ lezioso, da gastrofighetti. Buono più per il marketing che per altro insomma.
Poi, una sera, prima di cena la solita moglie mi ha ammannito un barattolino accompagnato da un ordine perentorio: “Assaggia”.
Io ho risposto come Garibaldi: “Obbedisco”.
E mai obbedire mi fu più dolce in quel mare.
Ficco distrattamente la punta del coltello del contenitore, spalmo la crema biancastra e granulosa, dall’aspetto (devo ammetterlo) invitante, su un crostino e lo azzanno con sussiego mentre sfoglio una rivista.
Bum: ma questa roba è buonissima!
Di colpo torno professionale, rituffo la punta del coltello nel barattolo, lascio perdere il crostino, evito accuratamente di guardare l’etichetta e riassaggio a lungo, con grande attenzione. Sensazione confermata, anzi acuita: la crema emana un profumo suadente di parmigiano fresco, ingentilito da qualcosa che lì per lì non percepisco al volo, nessuna nota acuta, olfatto avvolgente che ritrovi in bocca quando la lingua apprezza la delicatezza perdurante, soavemente ruvida, dell’impasto, che restituisce puntuale il sapore di certi tranci di parmigiano che, se puoi, ti mangeresti a morsi. Il tutto sempre accompagnato da un retrogusto e da un profumo irresistibile e familiare, suadente, ma che sul momento non individuo.
Parte allora il google organolettico, fallace ma ancora funzionante, che ho in testa. Lunga consultazione finchè, come in una giocata vincente di slot machine, le icone si allineano: zafferano!
Afferro il barattolino e leggo: “Bat” (più che Batman, sulle prime mi ricorda il nome di un pensile dell’Ikea). Sotto: “Crema con Parmigiano Reggiano e Zafferano”. Produttore: azienda agricola Croco e Smilace, San Miniato (Pisa).
Terzo intuffo del coltello per prova definitiva del prodotto, sia liscio che sul crostino d’ordinanza. Nulla da fare: eccellente.
Ormai in preda a intuffatura seriale del coltello nel barattolo, spalmatura e addentamento meccanico del boccone, rimetto in moto la sezione culturale dello zoppicante google mentale e comincio a chiedermi: Croco e Smilace, chi sono costoro?
Escludo trattarsi di una coppia di comici e di un duo di pizzica salentina. Tutto è possibile, ma qualcosa mi dice che è anche improbabile siano i cognomi dei produttori, troppo strani ed eufonici per essere veri. Croco mi ricorda il nome di un brigante, Smilace il baldo Aiace delle letture omeriche.
Desisto, passo a Google quello vero e scopro che si tratta in effetti di una romantica coppia della mitologia greca. Croco amava la ninfa Smilace e gli dei invidiosi li trasformarono in piante: lui, guarda caso, in zafferano e lei in salsapariglia.
A questo punto, invece di approfittare dell’algoritmo per cercare notizie sull’azienda, mi alzo e vado a chiedere mia moglie, che con un sorrisetto mi mostra una scatola piena di cose buone da lei recentemente scoperte: “Ambra Liquida” (miele bio di acacia con zafferano in stigmi), farina di ceci con stigmi di zafferano, “Oropaté” (paté di polpa e fegato di coniglio con zafferano in stigmi). La crema di Parmigiano la stava usando per preparare un sugo per la pasta.
Il gioco (o il danno, giudicate voi) è fatto.
A questo punto potrei raccontare la storia di Toni e Gabriela Fragomeni, classici cittadini pentiti che una dozzina di anni fa trasmigrano nella campagna toscana col tipico proposito di “cambiare vita” etc etc, ma sarebbe scontato, anche perché è tutto vero.
Invito invece a provare di persona i loro prodotti. Io, ad esempio, mentre scrivo non riesco a staccarmi dall’Abate Rosso: confettura extra di pere abate con zafferano in stigmi, ça va sans dire…
Azienda agricola Croco e Smilace – Via Elsa 1 – loc. Canneto, San Miniato (Pisa) – tel. 377 9565228