Cabreo il Borgo, un quarto di secolo dopo

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All’epoca fu un vino che fece epoca, e il gioco di parole è voluto. Il Cabreo il Borgo della Ruffino fu uno dei vertici dell’ondata montante dei Supertuscan in terra chiantigiana, sangiovese e cabernet sauvignon e barrique.

Quando ho adocchiato una catasta di vecchie bottiglie nella cantinetta del ristorante dell’albergo Villa Nencini, a Volterra, ho domandato se fosse possibile berne qualcuna, e tra i vini che m’hanno proposto c’è stato, appunto, un Cabreo il Borgo del 1994, e non mi sono perso l’occasione per vedere come stesse quel rosso quasi un quarto di secolo dopo la vendemmia. Del resto, il sito della Ruffino dice che questo vino ha una shelf life di venti-trent’anni e dunque eravamo virtualmente nel giusto a stapparlo.

Orbene, dico che dopo questi anni il vino – dubbi su una qualche secchezza del tappo a parte – ha retto bene, e anzi aggiungo che il sangiovese e il cabernet si sono amalgati, e dunque l’indole rugginosa del primo si fonde con la pienezza di frutto del secondo in un insieme che non è né samgiovese, né cabernet. Poi, ci sono calore e pepatura e velluto.

Insomma, uno dei pionieri d’un certo modo d’intendere il vino che s’impose in quegli anni.

Cabreo il Borgo 1994 Ruffino
(87/100)

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