Il bello di chi ha progetti, e De Buris è un progetto

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Mi è sempre piaciuta la gente che coltiva progetti. Soprattutto se i progetti sono ambiziosi e ovviamente se l’ambizione è giustificata da spalle solide e gambe capaci di camminare. Il progetto De Buris è di quelli che sono in grado di andare avanti con passo deciso. Del resto è partito già velocissimo.

De Buris è il nome del nuovo progetto della famiglia Tommasi, che fa vino in Valpolicella e anche in altre parti d’Italia, visto che negli anni è andata formandosi una sorta di galassia fra Veneto, Lombardia, Toscana, Puglia e Basilicata (fra Valpolicella e Oltrepò Pavese, Montalcino e Soave, Lugana e Maremma Toscana, Bardolino e Vulture, Prosecco e Manduria). Parimenti, nel tempo i Tommasi, che sono una famiglia di quelle numerose (i cugini che rappresentano la nuova generazione sono nove in tutto, e vederli insieme è raro da tanto sono indaffarati in giro per il mondo nelle rispettive responsabilità, e c’è voluta una cena a otto mani con Moreno Cedroni, Pino Cuttaia, Giancarlo Perbellini e Davide Comaschi per metterli tutti su un palco), hanno affiancato all’attività vinicola anche quella dell’accoglienza, con Villa Quaranta, wine hotel & spa in Valpolicella, oppure l’albergo Mazzanti e il Caffè Dante Bistrot a Verona o l’agriturismo Poggio al Tufo a Pitigliano in Maremma. Ecco, De Buris associa le due anime e qualcos’altro ancora. Partendo dal vino e da una villa.

Il vino è l’Amarone Classico Riserva De Buris – corvina 62%, corvinone 25%, oseleta 8% e rondinella 5% – appena uscito nella sua prima annata, la 2008, e già strapremiato dalle guide. Viene da meno di due ettari di vigna dei dieci acquistati vent’anni fa dai Tommasi alla Groletta, nel comune di Sant’Ambrogio di Valpolicella. Matura nelle cantine di villa De Buris, un elegante, storico palazzotto a San Pietro in Cariano, e siamo sempre nella Valpolicella Classica. L’edificio ha una stratificazione architettonica di varie epoche, a partire da quella romana, perché appartiene a quei tempi la massiccia torre d’angolo. Ha bisogno di restauro e il restauro sarà di quelli che fanno epoca, perché entro il 2022 questo diventerà “un luogo di accoglienza di lusso” – così lo definiscono -, di fatto restituendo al territorio uno dei suoi beni storici, ed è importante, molto. Quello del “luxury” è peraltro anche l’ambito in cui si posiziona l’Amarone De Buris (si parla di un prezzo retail sui 260 euro).

Però si va anche oltre, perché i Tommasi hanno in mente di far nascere nel 2019 – cito testualmente – “una Fondazione a tutela dei tesori della terra e dell’arte, attraverso la quale sviluppare azioni di valorizzazione del patrimonio storico-culturale e sostenere, nel contempo, la ricerca in campo enologico-vitivinicolo”. Avete presente l’accenno all’ambizione del progetto che ho fatto in apertura? Ecco, questa è l’ambizione che mi piace, perché ha spalle solide e gambe capaci di camminare.