A mio avviso, l’Amarone migliore è quello che, reso secco dalla trasformazione pressoché completa degli zuccheri, continua comunque a offrire una “illusione di dolcezza”. La definizione virgolettata non è purtroppo mia, e sottolineo il “purtroppo” perché mi sarebbe piaciuto coniarla. L’ho sentita invece pronunciare qualche giorno fa dall’uomo che sulla copertina di un libro di Kate Singleton viene chiamato “Mister Amarone”, ossia Sandro Boscaini, il patron della Masi. L’occasione è stata la presentazione a Verona di un docufilm delle Famiglie Storiche, sodalizio di tredici aziende valpolicellesi, di cui Boscaini è stato il primo presidente, seguito poi da Marilisa Allegrini, da Sabrina Tedeschi e ora da Alberto Zenato.
Il film, girato dal giovane regista valpolicellese Michael Gasparini, ha come titolo “Le Famiglie Storiche. Un racconto sull’Amarone” e costituisce una narrazione che ritengo convincente per chi voglia approcciare la Valpolicella, l’Amarone secondo la maniera di intendere entrambi da parte dell’associazione committente, che si consolidò – ancora una testimonianza di Boscaini – intorno a un interrogativo lanciato nel 2009 da Carlo Speri, il quale si chiese, e domandò agli altri sodali, se l’Amarone dovesse essere un grande vino o un grande business. La risposta viene da sé: dev’essere un grande vino, e il business viene di conseguenza.
Però non ci può essere vino che voglia definirsi “grande” se dietro non c’è quell’umanità che a mio avviso costituisce sempre e comunque l’identità primaria del concetto di terroir, e devo dire che il documentario assolve al compito di rappresentare le diverse umanità sulle quali si fonda il gruppo delle Famiglie. Il percorso filmico, infatti, è affidato a un rappresentante di ciascuna delle tredici aziende, ripreso in bianco e nero su sfondo bianco, con gli stralci di ciascuna “intervista” inframmezzati da immagini a colori evocative della realtà valpolicellese, e in particolare le vigne, le ville, le luci, le atmosfere, le marogne di sassi, le colline. Ne è uscito, per usare le parole di Alberto Zenato, un racconto intessuto con quella “modalità tipica della famiglia in cui si condividono esperienze, passioni, problemi, ci si confronta in modo schietto, si cercano soluzioni insieme, pur mantenendo ognuno la propria identità”.
A proposito delle vigne. “Quando mi sono recato dalle varie aziende per fare location scouting – ha ricordato il regista -, tutti mi hanno portato subito a vedere il vigneto, nessuno mi ha portato in cantina”. Ecco, direi che qui c’è la ragione del tutto. L’umanità, la vigna. Il resto viene da sé, come il business di cui sopra. Solo che ora il mondo amaronista ha di fronte nuove sfide, e le ha ben menzionate Sabrina Tedeschi quando ha affermato che se le generazioni precedenti si sono mosse sempre basandosi, nei fatti, sulle esperienze empiriche, alle attuali e alle future spetta il compito di approfondire la conoscenza, prima di tutto con una minuziosa zonazione delle proprietà viticole. “Ben vengano la storia e la tradizione – ha detto -, ma in ciascuna delle nostre aziende si fa ricerca”.
Alla domanda in che cosa sia cambiato, sin qui, l’Amarone, i quattro presidenti – l’attuale e i suoi predecessori – hanno offerto ciascuno un tassello. Allegrini ha sottolineato che il primo, fondamentale passo in avanti è stata l’eliminazione delle ossidazioni e dei sentori ossidativi che un tempo caratterizzavano il vino. Boscaini ha aggiunto che infatti quei toni si ritenevano tipici, e invece non erano altro che difetti. Tedeschi ha evidenziato che l’Amarone è sì cresciuto in potenza, ma anche in eleganza. Zenato ha rimarcato l’apporto della mutazione radicale delle viticoltura valpolicellese, un tempo dedita soprattutto alla quantità. Idee che meriterebbero approfondimento, che non sviluppo qui per non dilungarmi eccessivamente.
Chiudo invece ricordando il nome delle aziende aderenti alle Famiglie Storiche che hanno prodotto il film, ossia Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato. E se adesso il film volete vedervelo sul vostro monitor, potete accomodarvi cliccando semplicemente qui.