Dalle mia parti, nel Veronese, di certe persone che appaiono innocue o innocenti e invece all’improvviso tirano fuori la zampata che fa male o che sovverte ogni precedente parere, si usa dire che sono delle bràse quèrte, delle braci coperte dalla cenere, che dunque sembrano spente e invece scottano.
Ecco, io adoro i vini che fanno come le bràse quèrte e uno, buonissimo, rosso, ce l’ho avuto nel bicchiere poche sere fa.
Nel senso che quando ne ho assaggiato il primo sorso l’ho trovato un po’ ritroso nei profumi, e ci sta, e in bocca mi sembravano un vinello beverino, così di primo acchito. Poi però il primo sorso ha tirato il secondo, e il secondo il terzo e via così finché la bottiglia è andata un bel po’ giù di livello, e i profumi intanto si ampliavano all’arancia sanguinella, al mirtillo, al timo e in bocca arrivava la ventata del mare, la tracce di iodio, e insomma il vino si faceva man mano più complesso, pur conservando una beva assoluta.
Poi, ohibò, ho guardato l’etichetta e ho visto che fa ben 14,5 gradi di alcol e non me ne sono proprio accorto dal sorso. Il che è gran cosa.
Ecco, sembrava, a prima impressione – l’ho detto -, un vinello, e poi invece si è rivelato un capolavoro di equilibrio. Una bràsa quèrta, una brace coperta, insomma.
Il vino è il Prioundo 2013 di Les Clos Perdus, che esce sotto la denominazione di origine di Corbières, che si fa nella Languedoc, Sud Ovest della Francia.
Le uve sono grenache e cinsault, da tre parcelle cintate, tre clos “sperduti” su un altopiano.
Viene 19 euro on line, e per me è un gran bell’acquisto.
Corbières Prioundo 2013 Les Clos Perdus
(92/100)