Sarà ancora buona?

Malvasia istriana

Conosciamo il produttore e il suo vino ci piace. Questa è una bottiglia nuova, porta il nome di un vitigno che una volta si trovava nei vigneti e che, insieme con altri, dava complessità al vino. Stavolta è stato vinificato in solitaria, messo in una bella bottiglia e ben pubblicizzato. Gli ingredienti per restare soddisfatti ci sono. Lo apriamo, lo beviamo e ci guardiamo negli occhi, uno in attesa del commento dell’altro. Giancarlo si esprime per primo ed io lo seguo a ruota. Noi parliamo, il vino non ci dice niente. Capita. L’aspettativa a volte frega, forse ne avevamo in eccesso. Cerchiamo in frigo e salta fuori una malvasia istriana, annata 2005, che Giancarlo ha acquistato direttamente in cantina da Koslovich, a Momiano. Ci guardiamo e una domanda è sottintesa: “Sarà ancora buona?” Siamo premiati. Il calice si riempie d’oro e di luce, il vino è un intreccio di profumi e ha un corpo strepitoso. Belle dimenticanze.

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