Quando la Valpolicella è biodinamica, Musella

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La Musella è un polmone di verde alle porte orientali di Verona, nel comune di San Martino Buon Albergo. Boschi, vigne, olivi lambiti dal torrente Fibbio. È lì che fanno vino Emilio Pasqua di Bisceglie e la figlia Maddalena. Ed è stata lei, Maddalena, a spingere perché nelle tre vigne del Monte del Drago, del Perlar e della Palazzina si passasse alla biodinamica. La parte enologica è invece di competenza di Enrico Raber, nipote di Emilio.

La cantina si chiama come il luogo, Musella. La zona rientra nella doc della Valpolicella, e i rossi valpolicellesi della Musella sono di quelli che non possono assolutamente passare inosservati e qualcheduno è anzi simile alla dimostrazione che il cerchio si può quadrare, ché sa essere potente ma senza forzature, profondo ma senza eccessi di peso, austero ma senza perdere lo scatto nervoso che invita al sorso.

Li ho assaggiati di recente. Ecco come li ho trovati, e avverto: uno in particolare è tra i vini più curiosamente fascinosi che io abbia tastato negli ultimi anni in terra veronese.

Valpolicella Superiore 2015 Musella

Colore cristallino, brillante e chiaro, che dà un’idea di vitalità, che è poi l’essenza di questo vino. Èdi una bellezza che stordisce. Fruttino e spezia, insieme serio e giocoso. Sarebbe da far invecchiare senza paura, ma uso il condizionale perché è difficile resistere alla tentazione di stapparlo fin da subito. (92/100)

Valpolicella Superiore Ripasso 2013 Musella

Il colore è chiaro. Nervosetto e scattante, trova tuttavia, per me, un qualche limite nella traccia piuttosto palese dell’appassimento, con la presenza un po’ dolcina e la vena eterea. Certo, se a qualcheduno questa caratteristica del Ripasso piace, ha trovato il suo vino, ma io ammetto di fare un po’ fatica. (80/100)

Amarone della Valpolicella 2012 Musella

Quando l’ho assaggiato era imbottigliato da una manciata di giorni eppure già s’esprimeva alla grande, e dunque non può che crescere ancora, ché s’avvale di una freschezza e di una sapidità che rendono l’assaggio assai invitante, e per un Amarone è d’applauso. La tonalità chiara è un marchio di fabbrica. (92/100)

Amarone della Valpolicella Riserva 2010 Musella

Purpureo nella livrea, trasmette la speziatura accesa e pepata che conosco (e che mi piace) nella corvina veronese. Ha tannino vivido epperò anche una presenza alcolica forse un po’ in rilievo, che magari sembra frenare l’espandersi di quelle eleganti presenze di fiori macerati e di foglie secche. (86/100)

Amarone della Valpolicella 2007 Musella

L’uva viene pigiata coi piedi in gennaio. Il mosto fermenta nel tino aperto. Quando il cappello, esausto, collassa, il vino passa in botte piegata a vapore. La colmatura si fa col vino dell’anno dopo, ogni anno. Ha traccia ossidativa d’antan, e spezia, sentori di Sherry, erbe officinali, cacao, caffè, carruba, terra. Geniale. (96/100)

Recioto della Valpolicella 2012 Musella

Va bene, la nota eterea, alcolica, è evidente, ma c’è anche un’acidità che fa da compensazione e poi, credetemi, la complessità è notevolissima, e dunque l’uva passa, le erbe aromatiche essiccate, l’alloro, la noce, le olive nere tostate, il dattero, il fico stramaturo, il pepe. Secondo me, da far invecchiare a lungo. (88/100)

foto di Paola Giagulli

 

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