Credo che sia un Gattinara come quello di Soldati

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Camminando sotto i portici di Gattinara ripensavo a quel che aveva scritto Mario Soldati nel 1959, “è un lungo paese con una sola strada principale, che lo traversa da un capo all’altro, fiancheggiata di qua e di là da basse case con bassi portici”. Mi domandavo se si potessero trovare ancora i Gattinara della tradizione, quelli che – come mi piace dire – parlano il dialetto, e che dunque preferirebbero magari esser chiamati Gatinèra, come si trova scritto sul grande manifesto che sta al limitare dei lavori in corso nella piazza del paese, col sindaco e un vecchio ritratti di spalle, e il vecchio domanda cosa stanno facendo e il sindaco risponde “i summa drè laurè per fè pusè bella Gatinèra” (ma più in là c’è ancora il sindaco con un ragazzino delle scuole elementari, e in questo caso parlano in italiano).

Credo di averne trovato uno, dei Gattinara come quelli dei tempi di Soldati, all’Enoteca regionale (ottima il supporto che vi ho ricevuto). Si tratta del Gattinara 2016 di Mauro Franchino, o meglio, della “Azienda Franchino di Raviciotti Alberto” come si legge sull’etichetta, la quale riporta un disegno al tratto della torre delle Castelle, che è un emblema del paese.

Ha un colore non cupo, insomma da nebbiolo, che vira sottilmente al granato. Sa di vino di tradizione, rustico e tannico (e il tannino non si domestica neppure dopo tre giorni dall’apertura) e trasuda memorie di passaggio in botti vecchie e grandi e afrori di bancarella del mercato che vende borse e giacche di pellame e c’è un che di sigaro nazionale e di fumo di sigaretta e poi anche di liquirizia e di fogliame secco e inumidito dalla bruma e di fiori pure essiccati. Sì, è probabile che fosse così il Gattinara quando lo bevve Mario Soldati.

Gattinara 2016 Azienda Franchino
(85/100)

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