Amarone, quel che pensano le Famiglie

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“Stimiamo il faticoso lavoro di tutti i produttori che mantengono alto il nome dell’Amarone, ben consapevoli che non siamo gli unici a fare qualità. Proprio per questo, invitiamo anche altri produttori che condividono i nostri obiettivi e le nostre preoccupazioni ad aprire un tavolo di confronto”. La proposta viene da Sabrina Tedeschi, neopresidente dell’associazione delle Famiglie dell’Amarone d’Arte, succeduta a Marilisa Allegrini. Ed è sempre lei ad accennare alla “creazione di una rete di collaborazioni e sinergie strategiche tra produttori, dentro e fuori il territorio, istituzioni e associazioni legate al mondo del vino e tutti i potenziali partner con cui condividere i medesimi principi”.
Sembra peraltro aprirsi, nelle parole del nuovo presidente delle Famiglie dell’Amarone, anche uno spiraglio per un possibile ritorno al confronto con il Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella: “Siamo anche disponibili al dialogo con il Consorzio – dice Sabrina Tedeschi -, che può iniziare annullando le attuali controversie e intavolando una discussione costruttiva, nel comune interesse per il territorio”.
Se son rose fioriranno.
Per il resto, le Famiglie dell’Amarone restano sulle loro consolidate posizioni per quel che riguarda la richiesta di un diverso riconoscimento qualitativo fra le uve di alta collina e quelle di fondovalle. “La pianura e il fondovalle – insiste Sabrina Tedeschi – non possono essere considerati pari alla collina, in termini di qualità del prodotto”, aggiungendo che “esistono peculiarità e diversità, in termini di profondità dei terreni, escursione termica, ventilazione e altitudine, che come tali devono essere gestite. Così le uve coltivate nei profondi terreni della pianura, non raggiungono la stessa complessità aromatica, la corposità e la longevità delle uve di collina: qui la presenza di marne e la ridotta profondità riducono la vigoria della pianta, inoltre la maturazione delle uve e la composizione fenolica ed aromatica risentono di livelli di escursione e ventilazione, che solo la collina può assicurare”.