Il vino, le canzonette e l’Italia esclusa dai mondiali

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Tutte queste parole altisonanti che si sono spese sull’esclusione della nazionale italiana dai mondiali di pallone non le capisco mica. Soprattutto, mi avvilisce che si dica che la faccenda è la fotografia del nostro paese. Personalmente non mi sento rappresentato da dei ragazzi strapagati che corricchiano in mutande su un prato inseguendo una palla. Per tanta gente il calcio è un gioco e dà piacere giocarlo o vederlo giocare, ad altri non interessa. C’è anche chi ha trasformato il gioco in business e ci prende i soldi. Tutto qui, più in là non si va.

È la stessa questione del vino e dell’infervorarsi che ci si fa attorno, come si trattasse di decidere sui massimi sistemi e sul senso dell’universo. Per un bel po’ di gente, e io sono tra questi, il vino è un piacere e può regalare attimi di qualcosa che somiglia alla felicità, ad altri non interessa neppure. C’è anche chi col vino ci prende dei soldi. Ma è tutto qui.

Ricordo quella straordinaria risposta che diede Enzo Jannacci a chi gli domandava il senso della sua musica: “Trattasi di canzonette”. Ecco, il senso è questo, e non è poco.