I vini della pigrizia e dell’ammirazione

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Adoro la scrittura di Anne Tyler, ho letto tutti i suoi libri. Qualche anno fa, intervistata da Charles McGrath su The New York Times, la scrittrice spiegò che la scelta di ambientare quasi tutti i suoi libri a Baltimora è dipesa da due motivi. “In parte è solo pigrizia: è molto più facile ambientare una storia nel luogo in cui vivi. In parte è ammirazione. Mi piacciono la grinta e il carattere”. Queste affermazioni le ho trovate molto utili per comprendere il motivo per cui mi piacciono particolarmente alcuni vini.

Penso che i luoghi dove viviamo un pezzo delle nostre vite ci si conficchino nel cuore. Sono gli spazi dell’infanzia e della spensieratezza, dell’amicizia e della familiarità, dell’innamoramento e della passione. Il tempo li trasforma nei santuari degli affetti e i vini che li rappresentano diventano anch’essi in qualche modo sacri. Confesso pertanto che ci sono due motivi per cui provo attaccamento per i vini che provengono dai luoghi della mia vita, e sono i motivi esposti da Anne Tyler riguardo all’ambientazione dei suoi libri. In parte è solo la pigrizia, perché è molto più facile che quei vini io li abbia a portata di mano, e in parte è per ammirazione, perché mi piacciono la grinta e il carattere che hanno.

Credo che trovare piacevoli questo genere di vini per i motivi che ho esposto non sia una colpa. Io lo ritengo un merito.