Il ritorno alla classicità del vino

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Ho accolto con grande favore la notizia dell’attribuzione del secondo posto al Brunello di Montalcino Riserva della Fattoria dei Barbi e del quinto posto al Tignanello dei Marchesi Antinori nella top 100 di Wine Spectator. Voglio sperare che si tratti di scelte che indicano una svolta netta da parte della critica internazionale, quella verso lo stile della classicità.

Quattro anni fa, riflettevo così: “Quel che intendo domandare e domandarmi è quand’è che un vino esprime per davvero la ‘classicità’ del suo territorio e della sua denominazione. Ecco, io credo che avvenga quando il produttore ha lunga storia viticola e vinicola in una certa area geografica e i suoi vini abbiano conservato nel tempo un’impronta territoriale scevra da concessioni alle tendenze del momento, esprimendo una continuità di linguaggio, di espressione, come se si trattasse d’un parlato con un accento locale, quasi dialettale“. Queste parole scaturivano dall’assaggio di un Brunello della Fattoria dei Barbi, riguardo al quale scrivevo: “Credo sia inconfutabile che un’azienda come la Fattoria dei Barbi, oggi condotta da Stefano Cinelli Colombini, rappresenti nelle sue produzioni quell’idea di ‘classicità’ territoriale e vinicola cui accennavo”.

Ancora quattro anni fa, riguardo al Tignanello, raccontavo questo: “A un certo punto ho smesso di bere il Tignanello perché non mi è piaciuta la deriva americaneggiante dei Supertuscan, quella fatta di muscolo e tannino e colore impenetrabile e alcol e insomma di esagerazioni e dunque ho cancellato tutta la tipologia dalle mie bevuta. Ho fatto male a smettere, perché invece il Tignanello è un’altra cosa. Insomma, è vero, mette insieme sotto il profilo dell’uvaggio varietà chiantigiane e vitigni bordolesi, ma l’indole è toscana, e non cede sotto il profilo dell’appartenenza territoriale, e dunque ecco la terra rugginosa e la torba e le erbe officinali, e un bello slancio, e insieme ha questo frutto croccante che gratifica. Un rosso d’una eleganza un po’ dandy”. Insomma, un rosso ammantato di classicismo.

Dopo l’ubriacatura da tannini, rovere, vaniglia, fruttoni, marmellate, alcol alle stelle, torna finalmente ad imporsi la classicità. Quanto meno, questa è la mia speranza. Oggi, dopo le scelte di Wine Spectator, mi sento un po’ più incoraggiato a sperare.