Pinza di pane

pinza luigino

E anche stavolta Luigino il fornaio (Panificio Selva) ha colpito e fatto centro! Ieri, mentre sceglievo il pane, ho notato una pinza che dall’aspetto sembrava proprio incontrare il mio gusto e così è stato. Mi perdo nei ricordi. È la prima settimana di gennaio, anno 2002, e ho lasciato la Toscana per frequentare l’università in Veneto. Sto passeggiando sotto i portici, alla scoperta della città che mi ospiterà, quando leggo il testo di un cartello appeso sulla porta di un panificio: Oggi Pinza. Penso che abbiano scritto male pizza ma, mossa dalla curiosità, entro e chiedo. Scopro così la pinza veneta, dolce povero della tradizione contadina a base di pane raffermo con l’aggiunta d’ingredienti che variano secondo la zona e la famiglia. Quando si tratta di riciclare il pane io divento matta! Forse per questo prediligo la versione più spoglia, che non appiccica la bocca per l’eccesso di zucchero e non stanca per l’elevato numero d’ingredienti dolci. “Questa ricetta me l’ha data la mamma di Rachele vent’anni fa, viene da Portogruaro” mi racconta Luigino. Rachele è sua nipote e lavora con lui nel panificio, una ragazza cordiale e luminosa con la quale ho sempre piacere di scambiare due parole. Questa pinza mi piace tanto perché ha il sapore della semplicità, ha il gusto delle cose pensate, conquistate, non scontate. Questa torta di pane è ricca della sua essenza.