Il Pierre Précieuse undici anni dopo

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Era da un po’ di tempo che non affrontavo un vino di Alexandre Bain. Questo produttore è salito alla ribalta negli ultimi anni per essersi visto rifiutare la concessione della denominazione (aoc) Pouilly-Fumé da parte del comitato di assaggio. Ha condotto una campagna mediatica molto efficace per mettere in risalto le contraddizioni del sistema, che promuove vini tecnici e privi di carattere, e punisce tutti quelli che esprimono un minimo di carattere, come è il caso del suo vino.

A undici anni di vita il suo Pouilly-Fumé si caratterizza per l’espressione matura ed aromatica della varietà, in questo caso parliamo del sauvignon. Nonostante la nota di frutta esotica, segno evidente di maturità, il vino rimane delicato. La potenza degli aromi impiega un po’ di tempo a manifestarsi. L’inizio propone note di muschio, papaya e poi rimanda seriamente agli aromi più varietali del sauvignon, sottolineati da una profonda mineralità. La parte che colpisce di più è la bocca, ha una lunghezza impressionante e una presenza imperiosa. Più sta nel calice e più migliora, prendano nota i detrattori dei vini naturali, secondo i quali questi vini hanno vita corta. Unico neo, rispetto ad altri vini ad esempio di Sancerre, è la sua varietalità, manca di un pizzico di originalità al naso, ma a questi livelli mi vergogno a definirlo come un difetto. Già così è per me uno dei più buoni mai assaggiati nella denominazione, alla faccia del comitato.

Pouilly-Fumé Pierre Précieuse 2010 Domaine Alexandre Bain
(93/100)

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