“Ma il vino in tappo a vite non evolve”: l’avete già sentita, vero, quest’obiezione da parte dei fautori del sughero? Ebbene, è una stupidaggine. Il vino evolve anche quand’è chiuso col tappo a vite. Eccome se evolve.
Agli scettici suggerirei di fare un salto a Monteforte d’Alpone, provincia di Verona, per chiedere a Federica Nardello se fa loro assaggiare il suo Soave Meridies chiuso con lo screwcap, annata 2011 e annata 2016, quelle che ho provato io. Si ricrederanno. Perché il 2011 è un bianco evoluto, e il 2016 è un bianco giovanissimo. Come è giusto che siano un Soave del 2011 e un Soave del 2016. L’annata anzi si avverte, e se ne percepisce il diverso incedere, il diverso articolarsi. Solo che questi Soave sono tutti e due chiusi col tappo a vite, appunto. E anche con la chiusura a vite hanno fatto e stanno facendo il loro corso naturale. Con il vantaggio però, enorme e straordinario, che non ci sono difetti o aberrazioni o deviazioni a turbare quel percorso. Il vino si esprime per quel che è, libero da interferenze. Scusate se è poco. O meglio, non è poco per niente. È una ricchezza.
Soave Meridies 2011 Nardello
Colore lievemente tendente alla paglia dorata. Impronta terziaria, speziata, mineraleggiante, evoluta.
(80/100)
Soave Meridies 2016 Nardello
Gialloverde brillante, cristallino nella colorazione. Frutto croccante, traccia floreale sottesa. Giovanissimo.
(86/100)
Nic Marsél
Ne parlavo con Matilde Poggi che imbottiglia con entrambe le chiusure. Mi raccontava che il tappo non lo puoi decidere all’ultimo momento. Un vino “per” il tappo a vite segue un percorso produttivo leggermente diverso da quello che dovrà svolgere la sua evoluzione in bottiglia col sughero. E qui mi perdo 🙁 Ho bisogno di una lezione supplementare.