Pasta scotta e sonniferi

pasta scotta e sonniferi

All’età di dodici anni andai in Inghilterra a trascorrere due settimane in una famiglia per esercitare l’inglese imparato a scuola. L’ospitalità fu meravigliosa. Un giorno, però, i miei ospiti ebbero la malsana nonché premurosa idea di cucinare a sorpresa gli spaghetti che avevo portato loro in regalo. Sul piatto era parcheggiato un pastone indefinibile che probabilmente neanche il mio cane avrebbe mangiato. Un ammasso di pasta scotta condita con olio, e burro, e salsa di pomodoro, e ragù di carne e formaggio grattugiato! Una massa informe unta bisunta e poco invitante. Ecco, è questa l’immagine che ho, davanti alla gestione del tempo di alcune persone. Giornate usate come piatto sul quale appoggiare di tutto, alla rinfusa. Pettegolezzi, giochini online, chat, telefonate, cavolate, impegni, visite mediche, shopping, emicranie, programmi spazzatura, musica troppo alta, pillole per dormire, e chi più ne ha più ne metta. Sono scesa dalla giostra tanti anni fa. A me la pasta piace cotta al dente e condita con consapevolezza. Mi piace la qualità, la lentezza. Mi piace la dignità, la compostezza. Mi piace vivere, non farmi vivere. Il ben-essere è una scelta.