Compiere gli anni a fine estate mi ha riservato pro e contro.
Da bambina, quando le festine di compleanno si facevano con i compagni di scuola, vedevo solo il contro: sempre invitata e mai festeggiata.
Crescendo ho iniziato ad apprezzarlo e a guardarlo come l’occasione per chiudere in bellezza un periodo solitamente triste come la fine della bella stagione.
Ma né per i diciott’anni, né per i quaranta, ho organizzato grandi cose, perciò all’arrivo dei cinquanta decisi di recuperare.
I cinquant’anni sono stati un obiettivo luminoso da raggiungere, una tappa così desiderata da meritare una grande festa, di quelle che quando cominciano vorresti non finissero più.
La felicità di quel traguardo mi accompagna sempre e la commozione di scriverlo ora mi fa luccicare gli occhi.
Per quest’anno mi sono riservata una carta speciale: l’apertura della bottiglia di vino vendemmia 1964 che mio papà aveva messa da parte.
Mio marito dice che ha la spalla bassa, è stata conservata male e facilmente sarà imbevibile, a me non importa, farò festa comunque e segnerò un altro punto sul tabellone della vita.