Grandes Maisons e Grands Crus, i rossi

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Dopo aver trattato i vini bianchi delle più importanti maison di Borgogna che ho avuto modo di assaggiare alla degustazione Grandes Maisons & Grands Crus, allestita durante la settimana dei Grands Jours de Bourgogne, vediamo di parlare di come sono andati i grand cru rossi. Erano tutti del millesimo 2011. A questo proposito, è interessante notare che i produttori hanno scelto un’annata più vecchia per i bianchi, ossia la 2008, cosa che in Italia non si farebbe mai. L’assaggio è avvenuto al Clos de Vougeot. Qui di seguito i vini vengono descritti in ordine di degustazione.

Seguin-Manuel Corto 2011. Gran naso di pepe e frutta matura. Delicato, fine e di una grande pulizia. Ottimo inizio. (93/100)

Famille Picard – Corton Les Fiètres 2011. Dopo un inizio promettente si rivela troppo estratto e legnoso, finendo per seccare terribilmente nel finale. (84/100)

Corton-André – Corton Bressandes 2011. Uno dei più bei climat di Corton. Fine e delicato, un buon vino che però rimane prigioniero di un eccesso di rovere. Alcolico e potente. Manca di charme. (87/100)

Stéphane Brocard – Corton Renardes 2011. Ancora più del precedente marcato da un eccesso di legno. Il frutto fatica a uscire, ma c’è. Dominano sentori di fumé, cenere e tostatura. Bocca per metà piacevole, poi entrano gli aromi della barrique. Peccato, le premesse erano buone. (85/100)

Jacques Parent – Corton Renardes 2011. Chiuso ma intrigante, chiuso a chiave per il momento. Sottile e delicato, note di affinamento come cenere e affumicato. Buono ma manca qualcosa. (86/100)

Roux Père et Fils – Corton Renardes 2011. Stile più aperto e solare. Composta di frutta al palato, ma poi il tutto diventa prigioniero di una massa tannica del tutto inutile. Finale rigido, asciugante. (82/100)

Séguin-Manuel – Clos de Vougeot 2011. Se il vino è elegante, manca però di frutto e prevale il tannino verde. Troppo legno. (81/100)

Jean-Claude Boisset – Clos de La Roche 2011. Bella paletta aromatica: fiori, fumo, terra. Fine e sapido, finalmente di sente parlare il terroir. Sapido e floreale nel finale. Molto lungo ed espressivo. (96/100)

Albert Bichot – Clos de la Roche 2011. Nobile espressione del terroir. Chiuso ed austero, è una delle bottiglie che più richiederanno pazienza. Tutta la classe si intuisce al palato, compatto e minerale. In questo caso il legno accompagna la materia senza prevalere. (95/100)

Louis Jadot – Clos Saint-Denis 2011. Qui lo stile è indiscutibilmente più moderno, c’è più ricerca del frutto. Un boisé ben integrato. Forte e potente. Destinato a chi ama le sensazioni più intense del pinot noir. Leggera evoluzione. (92/100)

Henri de Villamont – Grand Echézeaux 2011. Anche qui una interpretazione moderna, però meno riuscita. (82/100)

Joseph Drouhin – Grand Echézeaux 2011. Maturo, aromi di composta di frutta. Pronto da bere oggi, tra i più gourmand. Un bel frutto. (90/100)

Jean-Claude Boisset – Echézeaux 2011. Muscolare pur conservando una certa finezza. Piacevole, sembra non ancora del tutto espresso. (91/100)

Pierre Bourée et Fils – Charmes Chambertin 2011. Secco e corto. (80/100)

Louis Max – Charmes Chambertin 2011. Grande paletta aromatica in formazione. All’assaggio il frutto tende ad andare verso la confettura. Bella la materia e buona la lunghezza. (90/100)

Albert Bichot – Latricières Chambertin 2011. Inizio troppo legnoso, si riscatta grazie ad un bel finale. Sotto ha un frutto molto interessante, in parte nascosto da troppo legno nuovo. Da risentire tra dieci anni, ma rimane la domanda. Perché tutto ‘sto legno? (90/100)

Chanson Père & Fils – Chambertin Clos de Bèze 2011. Una vittima del legno e del gusto americano. (75/100)

Bouchard Pére & Fils – Chambertin Clos de Bèze 2011. Ci risolleviamo con questa grande casa di Beaune. Spezie ed erbe fini, molta spinta al palato. Tannini robusti che chiedono ancora di attendere una decina di anni. Bel finale dove tornano i fiori. (92/100)

Louis Latour – Romanée Saint-Vivant 2011. Lo stile maison non è mai troppo estratto o colorato. Un grande bouquet. Rosa, spezie, frutta fresca. Leggerissimo, quasi esile, solo il tannino tradisce la giovane età e chiede di aspettarlo. Molto complesso, la materia si lascia intuire. (95/100)