Gérard Boulay e gli splendidi sauvignon di Chavignol

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Lungo il breve tratto di strada che a Sancerre conduce a Chavignol, mi sono fermato presso il Domaine Gérard Boulay, perché ne avevo letto bene, e mi incuriosiva. Benedetta la sosta. Ho trovato proprio lui, monsieur Gérard, e ho potuto assaggiare insieme a lui – nonostante fosse ormai quasi ora di pranzo – i suoi avvincenti bianchi tratti da alcune delle più belle vigne di sauvignon in assoluto dentro all’appellation del Sancerre. Sì, le vigne sono in luoghi favolosi, proprio lì sopra Chavignol, e sono il Culs de Beaujeu, il Clos de Beaujeu e i Monts Damnés e anche un minuscolo pezzo della Grande Côte. Ne provengono, dicevo, bianchi di carattere notevolissimo, spettacolari d’immediato, ma anche capaci di evolvere lentamente e a lungo. Per la mia idea di vino bianco, e di vino che sappia esprimere l’identità di un terroir, ecco, questi qui sono gioielli. Assoluti. Commoventi, se ci si può commuovere davanti a un bicchiere di vino.
E poi lui, il vignaiolo, è una persona mite, pacata, disponibile alla conversazione, appassionato della vigna e dei luoghi. Insomma, la figura che vorresti sempre trovare quando entri in una cantina. Mi vien da dire grazie, merci.
Sancerre Tradition 2015 Gérard Boulay
Un bianco “base” di quelli che non ti stancheresti mai di berne, tesissimo e secchissimo, graffiante di mineralità e però anche capace di una carezzevole florealità. Immediato.
(88/100)
Sancerre Le Monts Damnés 2015 Gérard Boulay
Ho un debole per i sauvignon dei Mont Damnés, e questo è un vino giovanissimo che mi conferma nella mia passione. Ha una personalità incredibile e un’eleganza ammaliante.
(90/100)
Sancerre Le Monts Damnés 2014 Gérard Boulay
Sono tra quelli che adorano certe freschezze del 2014, e se le sommi al carattere incredibile del terroir, be’, capite che è da perderci la testa. Floreale, salatissimo.
(93/100)
Sancerre Clos de Beaujeu 2015 Gérard Boulay
Questo invece è un bianco più denso, più rotondo, e probabilmente è destinato ad arrotondarsi ancora col tempo. Il frutto è tropicaleggiante, esotico,  carnoso.
(88/100)
Sancerre Clos de Beaujeu 2014 Gérard Boulay
Ah, come incide l’annata! Ecco, qui la presenza fruttata viene surclassata da una mineralità in rilievo, e la spina acida e il sale aggiungono il loro contributo alla tensione.
(85/100)
Sancerre Clos de Beaujeu 2012 Gérard Boulay
Oh, perbacco, questo è uno di quei vini che vorrei avere in cantina in adeguata quantità per godermelo il più possibile. È un bianco marino. Iodato, salato. Spettacolare.
(95/100)
Sancerre La Côte 2015 Gérard Boulay
Accidenti, un altro fuoriclasse! Il frutto è quasi masticabile, e però anche succoso. Il vino è secchissimo e salato. Ha tanta materia, ed è giovanissimo. Chissà a quali vette può puntare.
(94/100)
Sancerre La Côte 2014 Gérard Boulay
Ancora una volta, l’annata cambia volto al vino, e dunque questo è un bianco affilato e oltremodo minerale, e il sale porta nuovamente nella direzione dei ricordi marini.
(90/100)
Sancerre Comtesse 2015 Gérard Boulay
Viene dalla vigne più vecchie dei Monts Damnés. Il meglio del meglio, per quel che mi riguarda. La densa presenza del frutto tropicale è perfettamente compensata dal sale. Favoloso.
(96/100)
Sancerre Comtesse 2014 Gérard Boulay
L’interpretazione del 2014 è secca e sapida e mineralissima. Ancora una volta, il cambio d’anno segna il vino, che comunque lascia a bocca aperta per la tensione espressiva.
(92/100)
Sancerre Comtesse 2007 Gérard Boulay
Eccoci qui, questo è un sauvignon di Chavignol quando il tempo passa e la traccia minerale prende il sopravvento, e il frutto s’innerva di erbe alpestri e resti incredulo.
(94/100)

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